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Il governo sa solo rinviare

Pierpaolo La Rosa
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È un vero e proprio braccio di ferro quello che si sta consumando all’interno dell’esecutivo sul decreto Semplificazioni. Annunciato con tutta l’enfasi del caso dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, evocato durante gli interminabili Stati generali dell’economia, il varo del provvedimento previsto per questa settimana - anche se ci sono non poche perplessità al riguardo - è oggetto di forti tensioni tra le forze politiche di maggioranza, tanto che oggi ci sarà un nuovo incontro a palazzo Chigi tra il premier ed i capi delegazione di Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Italia viva e Liberi e uguali.

«Nelle prossime ore cercheremo di concludere l’iter e portare in Consiglio dei ministri il testo», le parole pronunciate dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.

Eppure, le polemiche non mancano. Eloquente, in tal senso, il pensiero della senatrice di Leu, Loredana De Petris, per la quale «accelerare i tempi degli interventi superando le pastoie burocratiche inutili è senza dubbio un obiettivo fondamentale, tanto più in un momento come questo. Deve però essere ben chiaro - è scritto in una nota - che accelerare e semplificare non significa deregolamentare. In particolare sui fronti dell’ambiente, dei diritti e della lotta alla mafia e alla corruzione la guardia va tenuta ancora più alta, certo non abbassata». Insomma, conclude il presidente del gruppo Misto di palazzo Madama, «è questa la logica che deve guidare il decreto Semplificazioni e non quella della deregolamentazione generale a cui puntano gruppi di interesse che sperano di poter sfruttare a loro vantaggio l’emergenza e la crisi».

L’allarme lanciato dalla De Petris riguarda un altro motivo di scontro nella maggioranza - non a caso strettamente collegato al decreto Semplificazioni - che è la revisione del Codice degli appalti: il M5s punta sul cosiddetto modello Genova, utilizzato per la ricostruzione del ponte Morandi, che contempla la sospensione proprio delle norme contenute nel Codice. Peccato, però, che il testo sia stato oggetto di riforma all’epoca dal Pd. «Noi vogliamo una discussione sui dati e questi dimostrano che il Codice degli appalti ha funzionato bene», l’avvertimento del capogruppo dem a Montecitorio Graziano Delrio.

Cresce, dunque, il livello di insofferenza pure nel Partito democratico, con il segretario Nicola Zingaretti che continua ad invitare la maggioranza a sciogliere i troppi nodi rimasti irrisolti.

Lo stesso leader di Iv, Matteo Renzi, accusa l’inquilino di palazzo Chigi di immobilismo. Dal versante delle opposizioni fa sfoggio di ironia il presidente dei senatori di Forza Italia: «Il governo ha il passo di un treno accelerato, mentre la crisi viaggia purtroppo sui binari dell’alta velocità», commenta Anna Maria Bernini, secondo cui «non c’è da stupirsi se la liquidità alle imprese non arriva e se la Cassa integrazione è in ritardo anche di tre mesi. Il decreto aprile è arrivato a giugno e quello che Conte ha definito "la madre di tutte le riforme", il decreto Semplificazioni, sta slittando da maggio a luglio».

Intanto, via libera ieri dall’Aula della Camera con 305 sì, 232 no e 2 astenuti alla fiducia posta dall’esecutivo sul decreto Giustizia

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