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Scordati i soldi delle tasse

Irritazione Ue per i piani propagandistici del premier italiano che ora rischiano di fare sfumare il Recovery fund

Franco Bechis
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C’è una certa irritazione ai piani alti della commissione europea nel leggere le rassegne stampa italiana e le ultime uscite del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Non è piaciuta né al presidente della commissione, Ursula von der Leyen né ai commissari di altri paesi la sola proposta scappata di bocca dopo gli stati generali italiani, che è quella di un ribasso delle aliquote Iva da inserire nel piano da presentare a Bruxelles entro il prossimo 15 ottobre, né il dibattito che si è acceso nelle fila della maggioranza su quali altre tasse si potrebbero abbassare utilizzando il cucuzzaro di fondi perduti e prestiti concessi dal recovery plan. E ancora di più: proprio chi voleva dare una mano all’Italia e da settimane conduceva una trattativa complicata con i paesi più contrari (Austria, Svezia, Danimarca e Olanda e in parte quelli di Visegrad) è fortemente irritato con il governo italiano che sta fornendo su un piatto di argento gli argomenti utili a fare saltare l'intero Next Generation fund, che ha bisogno della unanimità dei 27 per essere sbloccato.

Perché la propaganda diffusa ad ampie mani da palazzo Chigi e culminata ieri nell’indecente video da Istituto luce sugli stati generali dell’Economia, è proprio il modo migliore per dire addio prima in anticipo ai 153 miliardi di euro (questa è la cifra vera scritta nei documenti di lavoro) pensati per l’Italia fra contributi a fondo perduto (96,3 miliardi) e prestiti (56,7 miliardi) per i prossimi anni. La sola cosa che non è possibile fare con quei fondi è infatti l’unica emersa dai piani di Conte per grattare un po’ la pancia all’elettorato: la riduzione delle tasse. Quella ipotesi sta già rinforzando la contrarietà di quei paesi che si dicevano certi che paesi come l'Italia avrebbero utilizzato da cicale qualsiasi aiuto, di fatto buttandolo via. E' l'esatto opposto del lavoro della von der Leyen, come spiega con onestà intellettuale in una intervista a Il Tempo oggi un eurodeputato- Massimiliano Smeriglio- che è sempre stato fra i politici più vicini al segretario del Pd, Nicola Zingaretti.
Secondo i documenti di lavoro della commissione europea, il pacchetto «Recovery» o «Next generation» fund dovrebbe servire a tamponare la caduta del pil dei paesi più malmessi economicamente (che sono appunto Italia e Spagna), per evitare di trascinare tutto il vecchio continente in una lunga recessione che sarebbe ancora evitabile. E il solo modo per farlo è in piccola parte tamponare la caduta con risarcimenti e nella maggiore parte (100% dei contributi diretti e 50% dei prestiti) consentire investimenti che siano in grado di attrarne altri privati e fare rialzare le economie depresse in un tempo relativamente breve che possa fare dimenticare la grande botta presa nel 2020. I settori immaginati nei piani della commissione sono molti, e in testa quello turistico che ha subito i danni maggiori. Poi il commercio, le energie rinnovabili, il sistema industriale, il digitale, le costruzioni, la mobilità anche alternativa, il comparto agricolo e quello sanitario. Risarcimenti e investimenti, con un occhio particolare per questi ultimi. Non scossoni ai bilanci pubblici tradizionali come sarebbe un intervento strutturale sul fisco che nulla avrebbe a che vedere con quanto accaduto. Le tasse si possono abbassare agendo sulla leva ordinaria dei bilanci pubblici, compensando le minori entrate che ne deriverebbero con un taglio alle spese ordinarie. E vista la situazione dell’economia, è l’ultimo degli spazi di manovra che l’Italia avrebbe in questa situazione con una crescita esponenziale del rapporto fra debito e Pil che dal 2021 dovrebbe invece iniziare il suo percorso di rientro con il rischio (per noi, ma per la Ue il dovere) semmai di alzare le tasse o di fare operazioni straordinarie come la ventilata patrimoniale. 
Tutto questo è ben noto al presidente del Consiglio, che ai vertici europei ha partecipato sia pure a distanza ascoltando le resistenze di alcuni paesi e che dovrebbe avere letto la documentazione che avevano preparato gli sherpa, prima fra tutte le 54 pagine di simulazione sull’utilizzo dei 750 miliardi di euro straordinari che verranno aggiunti al bilancio pluriennale dell'Unione europea. Per questo è grave che invece di pensare a costruire quella possibilità importante anche se non immediata per l’economia italiana, Conte si sia lanciato nel piccolo cabotaggio di una campagna elettorale permanente pensando alla sua ascesa nei sondaggi di opinione e a un’estate dove la propaganda la farà da padrona in vista delle elezioni regionali e amministrative di settembre. Checché ne dica lui il suo governo ha gestito con molte ombre ed errori la crisi sanitaria (non a caso siamo il quarto paese al mondo per numero di morti da coronavirus, il peggiore in rapporto ai contagi), ha fatto forse di peggio nella gestione della prima parte della crisi economica grazie alla incapacità di chi doveva tamponare l’emorragia, e ora rischia di dare in questo modo l’ultima e drammatica prova negativa. 
 

 

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