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Il governo troppe volte complice delle porcate dei colletti bianchi

Luigi Di Maio

Gianluigi Paragone
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La ex Embraco ancora una volta resta un simbolo. Lo era stata per la resistenza dei lavoratori dopo che la capofila Whirlpool decise di chiudere i battenti; lo è adesso perché, finita in altre mani, è stata sfruttata come mangiatoia a spese altrui, sulla pelle dei lavoratori. Almeno così lo ritiene la procura di Torino, che l’altro giorno ha spedito la Guardia di Finanza negli uffici della società acquirente, la Ventures, per accertare l’accusa mossa dagli ex proprietari Whirlpool sul mancato investimento dei finanziamenti per il rilancio dell’azienda.
Almeno tre milioni - secondo i magistrati torinesi - sono stati usati per pagare finte consulenze ai proprietari o ai loro manager, per comprare cinque auto di super lusso ed estinguere sofferenze bancarie personali. Il tutto mentre una buona maggioranza degli oltre 400 operai era in cassa integrazione.

Questa storia non è affatto isolata, si annoda invece a molte altre dove il prezzo delle crisi viene scaricato sui lavoratori e dove il tesoretto frutto delle mediazioni viene dissipato per farsi gli affaracci propri. Lo abbiamo visto nelle crisi bancarie (da MPS alla Popolare di Bari passando per le venete); lo abbiamo visto nei colossali crac industrial-finanziario (da Parmalat a Cirio passando per il caso Deiulemar); lo vediamo in ristrutturazioni aziendali farlocche come questa di Embraco, benedette dal Ministero dello Sviluppo Economico (qui nelle gestioni Calenda e Di Maio) e da Invitalia il cui unico interesse è togliersi dalle mani le patate bollenti e sfornare comunicati stampa e post trionfalistici sui social. Alitalia e Ilva sono altri casi accademici in tal senso.

 

 

Chi ha le reti e le relazioni giuste sa che in qualche modo riuscirà a svoltare. Quando sugli strombazzati rilanci si spengono le luci, i giornalisti se ne vanno, i sindacati tornano a sonnecchiare e gli investitori si rimettono gli abiti per loro più consoni, quelli cioè del padrone. La criminalità finanziaria, le porcate realizzate dai colletti bianchi non solo restano tra le meno perseguite ma sfuggono alle misure cautelari più rigorose e soprattutto alla reazione sociale. Insomma è come se questo genere di ruberie godesse di una specie di pellicola immunitaria. Banksters e criminali col colletto bianco non hanno paure. Eppure qui si annidano i mali di un modello di business che odora di marcio, dove si pensa di poter moltiplicare le ricchezze togliendo il lavoro ai più deboli, dove si è sicuri di poter poggiare i propri deretani sui sedili di macchine o yacht costosi grazie alla complicità di studi professionali senza scrupoli. Non c’è il sudore dell’imprenditore, c’è solo lo sciacallaggio di pessima gente.

Questo genere di andazzo va fermato con la più severa applicazione delle norme, alcune delle quali andrebbero anche riscritte stringendo le maglie. Aggiungo inoltre che la esposizione mediatica verso questo genere di truffe, di raggiri, addirittura di disegni criminosi andrebbero narrati sui media con lo stesso piglio che caratterizza la caccia al politico ladro e arruffone. Qualche scalpo in più non farebbe male. Insomma va mossa quella reazione sociale di repulsione verso coloro che stanno fregando il presente ai più deboli. Lo dico - e me ne assumo la responsabilità - a maggior ragione adesso, alla vigilia di un tempo in cui la crisi economica post Covid, troverà lavoratori, piccoli e medi imprenditori, commercianti e professionisti tutti per bene alle prese con gli scoperti bancari, con burocrati ottusi e follie fiscali. Qualcuno si toglierà la vita, qualcun altro potrà anche compiere reazioni violente, molti - io spero - scenderanno in piazza per rivendicare ciò che gli è stato tolto. Quel giorno mi auguro che papà e mamme per bene non debbano fare i conti con le forze dell’ordine schierate da uno Stato che non ha saputo ripulire l’imprenditoria italiana dai pescecani. 
Abbiamo visto che i crac bancari non hanno prodotto alcun repulisti a livello di sistema, chi doveva ristorare i risparmiatori fregati fa giochetti strani né possiamo mettere la mano sul fuoco che lo schema possa essere replicato. La morale della storia della ex Embraco è che i nuovi padroni avrebbero distratto i soldi sotto gli occhi di chi doveva controllare e i lavoratori continuano a restare senza lavoro. Se qualcuno pensa di risolvere certe situazioni con il reddito di cittadinanza, allora non ha capito il senso delle lotte operaie o delle proteste dei lavoratori. Sarebbe un fallimento politico enorme. 
 

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