Conte comincia lo show ma qualcosa va storto
Giuseppe Conte apre gli Stati Generali a Villa Pamphili. Con lui, nella sede istituzionale del Governo tirata a lucido e blindata per l’occasione, ci sono tutti i ministri. In videocollegamento, invece, arrivano gli interventi dei vertici delle istituzioni europei che da programma aprono la serie di incontri "Progettiamo il rilancio".
Il premier mette subito in chiaro che quello che stiamo vivendo è «uno shock senza precedenti, con costi umani, sociali ed economici molto alti». Ecco perché non sarà sufficiente «un ripristino della normalità», un ritorno allo «status quo» pre Covid. «È il momento di lavorare a un progetto chiaro per uscire dalla crisi. Un progetto coraggioso e condiviso», scandisce il Capo del Governo che rivendica quanto fatto insieme ai ministri ma ribadisce la linea: è necessario «il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali e produttive del Paese» a cui qui tutta la settimana prossima sarà dedicata «una interlocuzione serrata». A Villa Pamphili le opposizioni non ci saranno, ma Conte non demorde. «Quando avremo finito gli Stati generali, e avremo fatto una sintesi delle idee per il rilancio - insiste il premier - tornerò ad offrire un patto per le riforme a Salvini e Meloni, nella speranza che vogliano lavorare insieme a noi, in uno spirito di coesione nazionale».
Il piano che il Governo intende elaborare si articola su tre linee strategiche: modernizzazione del Paese; transizione ecologica e inclusione sociale, territoriale e di genere. Pubblica amministrazione più efficiente e digitalizzata, quindi. E poi riduzione «drastica» delle emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo, efficienza energetica dell’economia e «investimento nella bellezza» del nostro Paese (di qui la scelta della location «apparsa a qualcuno inusuale»). Infine riduzione delle disuguaglianze, investimento nell’istruzione, riduzione del gap infrastrutturale fra Nord e Sud, partecipazione femminile al mercato del lavoro e sanità per tutti. «È un programma ambizioso», riconosce il leader del Governo, ma non intende rimanere un libro dei sogni. «Ricaveremo dei progetti concreti perché non intendiamo disperdere in mille rivoli poco producenti le risorse che anche a livello europeo riusciremo a conseguire», assicura.
Il gotha europeo apprezza. Ursula von der Leyen ringrazia l’Italia per quanto fatto, poi suona la carica: «L’Europa s’è desta» dice parlando in italiano e sottolineando come il piano Next Generation Ue «sia un’opportunità unica» per il nostro Paese che ha il dovere di affrontare la «sfida generazionale». La numero uno della Commissione avvisa Roma: «Mentre investiamo per disegnare l’economia del futuro, dobbiamo anche lavorare su riforme ambiziose», scandisce, richiamando alla necessità di investire sul lavoro delle donne e dei giovani e su riforme «fondamentali» come quelle del fisco e della giustizia. È ancora più netta la presidente della Bce, Christine Lagarde che invita Conte e i ministri a «non sprecare questa crisi. La mia istituzione, la Bce, farà la sua parte - assicura - Ma spetta a voi dimostrare ai cittadini che le nostre società emergeranno da questa trasformazione più forti e più verdi». «Caro Presidente Conte bisogna fare in fretta. Tutti gli indicatori ci riferiscono che la crisi colpirà duramente. Servono riforme strutturali e interventi di sostegno diretto alle persone», incalza anche il presidente del Parlamento Ue David Sassoli. Ammette il «distacco» con cui l’Ue ha guardato all’Italia all’inizio dell’emergenza Charles Michel, che però riconosce poi ai cittadini e al governo «di aver indicato la via». Il Recovery fund, dice facendo eco a chi lo ha preceduto, sarà «un’occasione unica» per realizzare «le trasformazioni indispensabili» per un avvenire «più stabile», in Italia e in Europa. Il presidente del Consiglio Europeo invita tutti a non sottovalutare «le difficoltà» che riguardano i negoziati. Ma poi gela il premier: «La strada è ancora lunga e piena di ostacoli: questo deve essere chiaro a tutti», avverte. Il primo ad esserne consapevole è Paolo Gentiloni che però guarda anche alla rivoluzione appena cominciata: «L’Europa ha deciso e ha preso decisioni forti - sottolinea il commissario Ue all’Economia - La storia delle condizionalità imposte dall’alto per salvare i singoli Paesi è una storia finita, è alle nostre spalle».
Alla fine arriva anche la botta del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: «I fondi europei non potranno mai essere gratuiti: un debito dell’Unione europea è un debito di tutti i paesi membri e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione».