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Stati Generali, il centrodestra si sfila dalla passerella del governo
Niente passerelle, niente sfilate mediatiche ad uso e consumo del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il luogo del confronto con l’esecutivo sia il Parlamento. E’ questo il messaggio con cui il centrodestra dice un secco no all’invito del premier, domani, agli Stati generali dell’economia a Villa Pamphili, a Roma.
Un rifiuto maturato nel corso del vertice di ieri, sempre nella Capitale, tra il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, il leader della Lega Matteo Salvini ed il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.
La leader di FdI ha le idee chiare: «Siamo sempre disponibili al confronto con il governo - osserva la leader di FdI al termine della riunione -, lo dimostrano le decine e decine di proposte che abbiamo presentato in Parlamento. Ma su questi Stati generali c’è un problema di metodo e di merito: di metodo, perché per noi gli Stati generali sono il Parlamento della Repubblica, noi non partecipiamo a passerelle nelle ville. Il problema di merito è che proprio in queste ore la Camera dei deputati sta discutendo del decreto Rilancio, come spendere 55 miliardi che insieme ai 25 precedenti ipotecano il futuro per qualche anno. Se qualcuno vuole parlare con noi deve parlare di questo - conclude la parlamentare -, di come si spendono complessivamente questi 80 miliardi di euro perché parlare di altro non ci interessa».
Niente da fare, dunque: non è stata sufficiente la telefonata che Conte avrebbe fatto alla stessa Meloni per convincerla ad accettare l’invito. Passa, quindi, la linea della numero uno di Fratelli d’Italia che non ha alcuna intenzione di trasformare un appuntamento, come quello organizzato dal capo dell’esecutivo, in un palcoscenico, in una sorta di one man show a beneficio dell’attuale inquilino di palazzo Chigi.
E pensare che non più tardi di due giorni fa, Silvio Berlusconi aveva assicurato che avrebbe parlato con gli alleati di coalizione, «sicuro che si debba andare». Il presidente di FdI convince così Salvini ed anche Tajani, che si erano invece mostrati più possibilisti sul partecipare all’iniziativa. «Sono una persona educata, se mi invitano vado», aveva detto l’ex vicepremier e ministro dell’Interno che ieri però, in una nota subito dopo il vertice delle opposizioni, sottolinea come «gli italiani» non abbiano «bisogno di altri show e passerelle, c’è bisogno subito della Cassa integrazione per milioni di lavoratori, soldi veri per imprenditori e famiglie, scuole aperte e sicure. Il luogo del confronto e della discussione è il Parlamento, non sono le ville o le sfilate. Sessanta milioni di persone - l’accusa del segretario leghista - non possono dipendere dall’umore di Rocco Casalino».
Non solo: nel suo intervento nell’Aula di palazzo Madama, sulle comunicazioni del ministro della Salute Roberto Speranza sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento del Covid-19, Salvini rincara la dose spiegando che «il presidente Conte dovrebbe capire che non può prima nominare delle task force e poi fare passerelle in palazzi romani perché ciò che hanno elaborato non gli piace». Evidente il riferimento al rapporto del comitato di esperti guidato da Vittorio Colao. «Il governo», l’ulteriore stilettata lanciata dall’ex titolare del Viminale, «prima di invitare artisti vip e cuochi vip in palazzi di lusso a Roma, paghi la Cassa integrazione ai lavoratori italiani che la aspettano da un mese».
«Abbiamo sempre detto di essere disponibili al confronto, vogliamo dare il nostro contributo», afferma dal canto suo Tajani che prosegue: «Abbiamo sempre risposto positivamente agli appelli. Siamo disponibili a confrontarci con il governo sui contenuti, prima degli Stati generali, a palazzo Chigi». Insomma, il centrodestra si ricompatta, adotta una strategia unitaria in merito a quegli Stati generali dell’economia che a questo punto dovrebbero iniziare dopodomani e rilancia la disponibilità appunto al confronto con l’esecutivo in qualsiasi momento, ma solo in occasioni e sedi istituzionali.