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Nessuna università italiana tra le prime cento del mondo

 I ministri Manfredi e Azzolina

Alberto Di Majo
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Le abbiamo inventate noi le università (la prima al mondo è considerata quella di Bologna, fondata nel 1088), eppure attualmente non c'è un ateneo italiano nei primi cento del mondo. Un indicatore piuttosto chiaro del declino del nostro Paese che, ovviamente, affonda i suoi insuccessi negli ultimi decenni. Anche nel 2020 la classifica delle università migliori è dominata dalle istituzioni culturali di Stati Uniti e Gran Bretagna mentre il Belpaese deve accontentarsi ancora una volta di un misero 136° posto, conquistato dal Politecnico di Milano.

Tutte le altre istituzioni accademiche, anche quelle che hanno scalato qualche posizione, rimangono lontane (l'università di Bologna è al gradino 160, la Sapienza di Roma, che l'anno passato era scivolata al numero 203, oggi è al 171, ma è una magra consolazione). Poi le altre italiane: il Politecnico di Torino sale al numero 308. l’università Vita-Salute San Raffaele è al 392esimo posto, la Libera Università di Bolzano tra 601 e 650, l’università della Calabria e l’università Politecnica delle Marche tra 801 e 1000.

Nella classifica più autorevole degli atenei del mondo, QS World University Rankings, stilata con il contributo di oltre mille addetti ai lavori che valutano molti criteri diversi, ormai alla diciassettesima edizione, domina per il nono anno consecutivo il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Seguito da altri due atenei americani: Stanford University (al secondo posto) e Harvard (al terzo). La prima università inglese, prima anche in Europa, è Oxford, che è quinta (al quarto posto c'è il California Institute of Technology). Cambridge resta al settimo posto mentre l'ETH di Zurigo è sesto. Le due migliori accademie asiatiche si trovano a Singapore: National University of Singapore (undicesimo gradino) e la Nanyang Technological University (al tredicesimo).

Non sono state incluse nella classifica le prestigiose università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant'Anna, perché le regole di valutazione sono cambiate.. «Abbiamo già espresso con lettere indirizzate al management di QS Quacquarelli Symonds la nostra perplessità riguardo all’esclusione della Scuola Normale Superiore di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna dalla classifica generale QS World University Rankings 2021. Ci è stato spiegato che, da quest’anno, non saranno incluse le università che non rilasciano il titolo di laurea: gli studenti normalisti e santannini conseguono infatti il diploma di laurea presso l’Università di Pisa e, nell’ambito delle scienze politiche e sociali della Scuola Normale Superiore, presso l’Università di Firenze. Si sottolinea inoltre che, in particolare, la Scuola Superiore Sant’Anna eroga un titolo congiunto per ben sette percorsi di laurea magistrale con le università di Pisa, Trento e Firenze, contribuendo al 50 per cento di questi stessi percorsi» spiegano, in una dichiarazione congiunta, Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore, e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna. «Prendiamo atto di una scelta così sorprendente, alla luce del fatto che è arrivata dopo molti anni in cui eravamo conteggiati, auspicando un ripensamento negli anni a venire», aggiungono Ambrosio e Nuti.

Festeggia il Politecnico di Milano. «La scalata del più prestigioso ranking universitario non si arresta: con ben 12 posizioni in meno rispetto alla classifica 2020 il Politecnico di Milano si situa al 137° posto al mondo, centrando anche l’obiettivo di mantenersi saldamente al top tra gli atenei italiani. L’importante risultato è frutto di un cammino costante iniziato nel 2014, anno a partire dal quale il Politecnico ha guadagnato 93 posizioni senza mai retrocedere. Con orgoglio, l’ateneo entra a far parte quest’anno del 12% delle istituzioni universitarie eccellenti a livello mondiale» si legge in una nota dell'università. Nel dettaglio, secondo l’indicatore specifico dell’Academic reputation, l’ateneo si situa al 97° posto (119° lo scorso anno). Sempre ottimo l’employer reputation che lo vede alla 70° posizione, confermando la qualità dei laureati come proprio punto di forza. Stabile la classifica nell’indicatore citation per faculty, che misura le citazioni nelle pubblicazioni scientifiche indicizzate dalla banca dati bibliometrica Scopus/Elsevier rispetto al numero di docenti e ricercatori: il Politecnico di Milano conferma la 164° posizione dell’edizione precedente.

Proprio sul terreno della reputazione, tutte le università italiane migliorano, anche se restiamo molto indietro rispetto a quelle del resto del mondo, probabilmente anche perché continuiamo a destinare all'istruzione e, in generale, alla cultura, una quota più bassa del Pil, rispetto agli altri Paesi. Sarà un caso che dopo il lockdown imposto dal Coronavirus abbiano riaperto tutte le scuole del mondo tranne che quelle italiane che hanno dato appuntamento agli studenti direttamente a settembre (peraltro ancora con l'incertezza che le lezioni possano riprendere)?

 

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