La sfida della destra è nei nuovi poveri
L’America messa a ferro e fuoco dopo che è scoppiata la miccia casuale dell'assassinio del povero George Floyd è la Wuhan del nuovo virus che ci contagerà tutti. Perché in quella violenza deflagrata in ogni stato non c'è solo una questione razziale, ma c'è la povertà e la disperazione in cui sono stati costretti gran parte dei paesi del mondo grazie ai lockdown che nell'impotenza della scienza e della medicina sono stati la sola barriera a cui tutti si sono rassegnati davanti al coronavirus. Quelle fiamme deflagreranno anche in Italia, quando per forza di cose a fine estate salterà il tappo virtuale e un po' ingenuo del blocco dei licenziamenti inserito nei vari decreti legge del governo. Puoi bloccare quello che vuoi con la forza, ma se poi non hai creato le condizioni per sopravvivere a quelle imprese in difficoltà, con il loro fallimento non ci sarà più posto di lavoro da difendere. Milioni di italiani che si trovano improvvisamente in condizioni economiche di povertà e semi povertà e che non hanno ormai rappresentanza dei loro interessi. Era la sinistra tradizionalmente a difendere i più deboli, ma oggi tutta la sinistra che esiste è al governo ed è stata lei a prendere le decisioni che hanno provocato questo tsunami sociale.
Ieri il centrodestra è stato in piazza con tutti i limiti dell'attuale libertà vigilata, e a dire il vero l'origine di questa manifestazione è stata un po' confusa nell'organizzazione anche perché l'idea del 2 giugno di protesta era venuta a Giorgia Meloni, venti minuti dopo era intervenuto Matteo Salvini lanciandone una sua e alla fine si è aggiunta pure Forza Italia che partito di piazza non è. Alla fine il centrodestra ieri mattina è stato a piazza del Popolo a fare opposizione a un governo che raramente è stato così chiuso e lontano da loro e dagli elettori che rappresentano. Capisco che abbiano preso le distanze dai molti errori di Giuseppe Conte e dei suoi, ma serve un passo in più. Bisogna...
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