L'Ue pugnala subito Conte. I soldi si usano come dicono loro o niente
Recovery Fund, altro che miliardi a fondo perduto. Da Bruxelles un secco no all'idea solo accennata di usare le risorse per tagliare le tasse
Troppo entusiasmo nel celebrare il passo storico della creazione del Recovery fund, il superfondo da 750 miliardi di euro a disposizione dei paesi colpiti dalla crisi economica generata dalla pandemia. Dalla cornucopia europea dovrebbero arrivare all’Italia 82 miliardi, un assegno ricco a fondo perduto. Cioè da non restituire e solo da spendere come pare e piace al Paese, per sanare gli innumerevoli ritardi accumulati in questi ultimi anni.
Dopo il Recovery Fund arrivano le euro-tasse
Insomma una festa, talmente inebriante da far dire ad alcuni commentatori: adesso facciamo attenzione a spenderli tutti. Alt, fine del sogno. Come poteva essere che a Bruxelles dopo anni di minacce di Troika, manovre lacrime e sangue, patrimoniali e rigore avessero cambiato idea così velocemente? E infatti non hanno cambiato idea. A precisare che la cuccagna non è arrivata e che, di usare le risorse europee ad esempio per tagliare le tasse non se ne parla proprio, è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis che ha precisato che sarà un piano cui i singoli Paesi potranno accedere su base volontaria, senza interferenze o condizionalità, ma sarà legato al raggiungimento di una serie di obiettivi di riforma e di investimento. Insomma a sole 24 ore dall’accordo (solo politico) sul Recovery Fund, il maxi piano europeo da oltre 750 miliardi, la Ue per bocca del commissario all’Economia Paolo Gentiloni e di Dombrovskis, pianta una serie di paletti e spiegato meglio il funzionamento del nuovo strumento. Per Gentiloni: «Il Recovery Fund è un piano volontario che non prevede condizionalità da parte di Bruxelles e toccherà a ogni Paese assumersi la responsabilità della propria crescita». Responsabilità condizionata che tocca a Dombrovskis precisare: «Le risorse del Recovery fund saranno distribuite sulla base degli obiettivi raggiunti. Fisseremo tappe e pietre miliari in termini di riforme e il denaro verrà distribuito sulla base del raggiungimento degli obiettivi». Insomma la solita storia della piccola troika.
Recovery Fund, belle parole e pochi fatti. La fregatura è dietro l'angolo
Novità in arrivo anche sulla tempistica. A dettarle è stato Gentiloni che ha spiegato che i singoli Paesi saranno tenuti a presentare i piani nazionali di riforme e investimenti al massimo entro ottobre insieme alla bozza del programma di stabilità, in modo da realizzare un progetto complessivo di finanza pubblica. Oltre a ciò l’obiettivo Ue è di rendere disponibili e impegnare il 60% delle risorse messe a disposizione dalla Ue entro il 2022 mentre il saldo conclusivo dovrà essere completato entro il 2024. Considerati i tempi della burocrazia europea e le inevitabili negoziazioni che seguiranno per le modalità operative del fondo è chiaro che entro l’anno l’Italia non vedrà le cifre poderose delle quali si è parlato.
Gentiloni ha però precisato che non sono previsti interventi stile Toika con la Grecia e non sono chiesti aggiustamenti di bilancio, o parametri da rispettare, ma si devono comunque canalizzare le risorse ottenute per sostenere e rilanciare le singole economie abbattute dal coronavirus. E ha sottolineato: «Siamo di fronte a una svolta storica. Finora siamo stati abituati a una politica economica fatta solo di tetti e controlli, ora si avranno delle risorse e vedremo quanto gli Stati membri ci metteranno ad approvarlo. Anche perché l’accordo non sarà facile, ma ci si arriverà». E per quanto riguarda l’Italia dice: «170 miliardi sono tanta roba, l’importante è sapere come spendere queste risorse. Per l’Italia è una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità». Il punto è proprio quello. Ancora di cifre e tempi non si sa nulla.