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Passaporto sanitario, scoppia la guerra. Lombardia contro le isole

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Passaporto sanitario sì o no? Francesco Boccia avvisa le Regioni: "Non è possibile un passaporto sanitario per la circolazione tra regioni" ha fatto sapere il ministro per gli Affari regionali in audizione alla commissione Federalismo fiscale della Camera, trasmessa in streaming. "L'articolo 120 della Costituzione dice che una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E inoltre se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono", ha sottolineato Boccia.

Ribatte subito il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas che invece il passaporto sanitario lo chiede a gran voce per tutelare regione che governa. "Non è un tema di libera circolazione delle persone, qui il tema è trovare un bilanciamento virtuoso tra valori e interessi costituzionalmente garantiti a partire dalla tutela della salute pubblica. Non sto limitando la circolazione delle persone, sto semplicemente evitando che quelle persone che devono, per la loro condizione di positività, avere assistenza domiciliare o ospedaliera e cure, non arrivino in un conteso come quello sardo, nel quale il grande assembramento di milioni di persone che si muovono per ragioni turistiche possa determinare un pericolo per la salute pubblica. Se dovessimo parlare di incostituzionalità è veramente incredibile che si parli di incostituzionalità di una richiesta di carattere sanitario rispetto a mesi nei quali la gente è stata costretta a restare a casa sempre con la stessa Costituzione, senza invocare alcuna violazione, addirittura comprimendo libertà costituzionalmente garantite con atti amministrativi”. 

“Va trovata una soluzione di sistema con una collaborazione tra lo Stato e le Regioni - ha aggiunto Solinas -  è per questo che da giorni chiediamo allo Stato e al Governo di consentire a tutti i cittadini italiani di poter fare con semplicità un test che dia la possibilità di certificare il proprio stato nel laboratorio più vicino a casa, in una farmacia o presso il proprio medico di famiglia. Non è una richiesta strampalata della Regione Sardegna ma avviene a livello internazionale. Ci dicano il Governo e l’autorità sanitaria nazionale quali test ritengono validi”.

Non sarà un’estate come tutte le altre. E non solo perché le limitazioni imposte dall’emergenza coronavirus imporranno agli italiani di vivere in maniera assolutamente inedita l’esperienza della spiaggia, dei viaggi o degli alberghi. Ma anche perché, prima ancora che cadano i «confini» tra le regioni, il tema degli spostamenti sta già provocando una tensione palese tra i vari amministratori. E nell’occhio del ciclone ci finisce naturalmente la Lombardia, l’unica regione che rischia sul serio di non poter aprire i propri confini il prossimo 3 giugno e anche quella i cui cittadini, in estate, saranno guardati con più diffidenza.

Inutile negarlo, i dati di ieri del contagio sono stati per i lombardi una doccia gelata. Ieri, nella regione amministrata da Attilio Fontana, i nuovi malati sono stati 384, il 65% del totale italiano. Un’impennata rispetto al giorno precedente (al netto di alcuni dati comunicati in ritardo dalle varie Asl) che fa aumentare la preoccupazione in vista del prossimo dossier dell’Istituto superiore di sanità, atteso tra oggi e domani. Sarà in base a quel documento che il governo deciderà se qualche ente locale dovrà attendere ancora alcune settimane. E indiziate sono ovviamente la Lombardia e, in parte minore, il Piemonte.

In questo contesto carico di tensione si è innestata la polemica tra il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore della Sardegna Christian Solinas. A determinarla è stata l’ipotesi avanzata da alcune regioni (la Sardegna, appunto, ma anche la Sicilia) di chiedere agli eventuali turisti lombardi un certificato di negatività al Coronavirus per accoglierli sul proprio territorio. Idea che è stata definita «discriminatoria» dal sindaco del capoluogo meneghino che ha anche chiosato con un «ce ne ricorderemo al momento di scegliere dove andare in vacanza». Solinas non si è fatto pregare e ha replicato puntuto: «Sala in materia di coronavirus dovrebbe usare la decenza del silenzio, dopo i suoi famigerati aperitivi pubblici in piena epidemia. Nessuno ha chiesto improbabili patenti di immunità, ma un semplice certificato di negatività». Il botta e risposta è andato avanti anche in serata. «Qui a Milano di accenti milanesi se ne sente pochi, noi abbiamo sempre accolto da tutta Italia, da tutto il mondo. In un momento in cui siamo in difficoltà sentirci trattare da untori non è la cosa più bella della vita» ha detto Sala. E Solinas ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «La Sardegna è e resta accogliente per tutti, ma qui si tratta della Salute pubblica, di chi sta in Sardegna e di chi arriva. Non è un esercizio retorico e ideologico per dimostrare chi sia più libero e ospitale».

 

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