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Coronavirus, Paolo Del Debbio contro il governo: quale bazooka economico, si è sentito solo il rinculo

Massimiliano Lenzi
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“Dinne di cotte e di crude”. Tra i proverbi toscani questo, attribuito ai lucchesi, è quello che più si adatta a Paolo Del Debbio, conduttore del programma televisivo “Dritto e rovescio” (in onda tutti i giovedì, in prima serata, su Rete 4), lucchese ma non solo. Professore universitario,  saggista (tra i suoi scritti si ricorda “Elogio dello Stato a pendolo”, su Stato e mercato nel XXI secolo). Noi de “Il Tempo” lo abbiamo intervistato per farcene dire di cotte e di crude, senza le cautele del giornalismo terzista. Del Debbio, nell'Italia ai tempi del coronavirus esiste una cura alla paura? “Io penso che la cura sia la forza di reazione, a parte le cure mediche alle quali ovviamente ci siamo tutti affidati. Ma la cura sociale, diciamo così, è quella della forza di reazione degli italiani che mi pare ci sia e ci sia in modo abbondante. È anche vero che accanto a questa energia ad oggi gli interventi del Governo sono stati tutti inefficaci. Non ce n'è stato uno capace di funzionare. Dalla cassa integrazione, ai 600 euro, ai prestiti in banca, non ha funzionato nulla, ai cittadini non è arrivato nulla. Sì, dei possibili prestiti, ma di soldi a fondo perduto ad oggi ci sono soltanto i 600 euro e sono quelli di marzo mentre la cassa integrazione in deroga non ha funzionato. Per far funzionare le cose bisogna conoscerle, altrimenti fai del casino. Ma lei pensi agli albergatori...”. Albergatori, ristoratori, molti purtroppo non riapriranno? “Appunto. Se lei pensa che al Governo non hanno sentito gli albergatori ed i ristoratori, ma come cazzo fai a fare un provvedimento adeguato ad affrontare la crisi del settore se non ascolti i diretti interessati! Poi lo hanno fatto di sabato per farlo applicare il lunedì, robe da pazzi”. Lei tutti i giovedì, in tv, su Rete 4, con il suo programma “Dritto e Rovescio” racconta la commedia e la tragedia umana del nostro Paese. Cosa la fa arrabbiare di più per ciò che vede? “Negli anni mi hanno fatto arrabbiare tante cose. In questo periodo la divaricazione assoluta tra gli annunci e la realtà. Tutte queste conferenze stampa, queste dichiarazioni, 400 miliardi, il bazooka, il bazooka di cosa?”. Un bazooka con il rinculo? “Sì, con il rinculo perché per ora si è sentito solo il rinculo del bazooka”. Ma la politica italiana è all'altezza dei tempi tragici che viviamo? O abbiamo un deficit di classe politica? “Ehhhhh, hai voglia! Se come dice il Vangelo un albero buono lo si vede dai frutti allora qui l'albero è marcio”. Lei è un intellettuale e magari ha letto più libri di molti editorialisti di giornali ‘borghesi' -  che so, come “Repubblica” o il “Corriere della Sera”: non si è rotto le palle di sentirsi dare del populista? “No, non me ne frega nulla. Possono dire quello che vogliono. Io dei miei colleghi non dico mai nulla, di me possono dire quel che gli pare. Se uno mi dice delle cose ragionevoli allora io discuto volentieri, non mi ritengo nulla e nessuno. Ma se uno dice delle bischerate non ho tempo da perdere, la vita è breve, non la posso dedicare alle bischerate”. Una domanda biografica: lei è di Lucca. Città di gente sveglia, banchieri, commercianti. Ma anche la città delle mura per difendersi dal nemico. L'Italia ai tempi del Covid è diventata una Lucca del nostro scontento? “Un po' di paura c'è stata e c'è. Sa, Lucca tirò su le mura dopo che pisani ed altri avevano rotto le scatole, disse ‘beh, salvaguardiamoci'. Allora oggi in Italia, dopo che dall'Europa ha preso una scarica di botte, qualche cittadino e qualche movimento politico ha pensato, ‘sarà il caso di difendersi', ed ha lavorato sul sovranismo. Ma questa è una reazione ad una Europa inesistente. O è inesistente o è prevaricatrice l'Europa”. Inesistente su cosa? “Inesistente sulle cose di base e prevaricatrice dal punto di vista delle regole”. Insomma, in ogni caso una fregatura? “Secondo me è l'Europa stessa che non risponde alla sua vocazione, alla sua missione”. Lei vede oggi, nella primavera 2020, una ragione di ottimismo? “Ne vedo due di ragioni di ottimismo. La prima nelle imprese che hanno voglia di ripartire e ripartiranno”. E la seconda? “Nei cittadini che dopo tutta questa quarantena hanno una grande energia da esprimere. C'è un bel carico di energia in giro. C'è molta incazzatura ma c'è anche molta energia”.  

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