commemorazioni e giustizia
Massimo D'Antona e la brigatista col sussidio. Storace mette a nudo le ipocrisie
Gli assassini di Massimo D'Antona, sindacalista ucciso dalle nuove Brigate Rosse 21 anni fa, volevano morto anche Francesco Storace. Per questo l'ex presidente della Regione Lazio ricevette una scorta che lo accompagnò "per sette lunghi anni", scrive Storace sul sito 7Colli ricordando a quelli che oggi commemorano D’Antona che una dei componenti la banda che attuò la sentenza di morte dei terroristi rossi era Federica Saraceni, "passata alle cronache recenti per il reddito di cittadinanza percepito…". Per approfondire leggi anche: Mattarella, il messaggio a chi odia la democrazia La brigatista col sussidio. "A settembre scorso ci fu scandalo, e chi ha buona memoria ricorda ancora le parole di Olga D’Antona, vedova della vittima di quel nucleo brigatista. Per l’immoralità di quel sussidio. Che non è ancora stato revocato", scrive Storace. Era il 1999 e il politico di destra ricopriva un incarico istituzionale: – presidente della commissione di vigilanza Rai, e uno politico, alla guida della federazione romana di Alleanza Nazionale. "La federazione del partito si trovava in via Po e l’attentato a D’Antona avvenne a pochi metri, girato l’angolo. Enorme il numero delle vetture di polizia che arrivarono da quelle parti. Ebbene, il giorno successivo un articolo sulla prima pagina de Il Giornale, scritto da Mario Cervi: 'Ecco le prossime vittime delle Brigate Rosse', o una cosa del genere. C’era proprio il mio nome". Da quel giorno visse sotto scorta "per sette lunghi anni, perché nel covo della Saraceni e dei suoi complici c’era anche il mio nome come bersaglio. Me lo confermarono sia il ministro Iervolino che l’allora capo della Polizia Masone". E oggi la Saraceni è finanziata dalla collettività. "Ti prende un senso di ingiustizia. Perché una delinquente che ammazzava il nemico non può meritare comprensione dallo Stato (...). E dal Parlamento mi sarei aspettato un gesto immediato di riparazione. Con la revoca del sussidio dello Stato che combattevano a mano armata. Ma a quanto pare quell’assegno non si può toccare. Vero, presidente Tridico?", conclude Storace coinvolgendo il Presidente dell'Inps Pasquale Tridico. Risponderà?