il retroscena
Governo, Bonafede è salvo ma rispunta l'ipotesi del rimpasto
La crisi di governo, l'ennesima anche di questa nuova esperienza giallorossa-viola, è sfumata in un no. Anzi, due. Quelli alle mozioni di sfiducia verso il Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Italia viva ha deciso che il petto (politico) di Giuseppe Conte era uno scudo sufficientemente robusto per non infilzare l'esecutivo, visto che sarebbe venuto giù tutto una volta colpito il capo delegazione del partito di maggioranza relativa. In cambio, sostengono i rumors di Palazzo, Matteo Renzi porterà a casa qualche provvedimento, una commissione sugli effetti delle riforme vergate Bonafede sulla giustizia, ma soprattutto un rimpasto con un nuovo incarico di prestigio per Iv. Fonti della maggioranza svelano un'ipotesi che circola in queste ore: nel mirino ci sarebbe il Miur, dove l'attuale ministra, Lucia Azzolina, non avrebbe convinto. Al suo posto l'ex premier sarebbe tentativo di proporre Maria Elena Boschi. Per approfondire leggi anche: Renzi salva Conte e batte cassa La diretta interessata, però, respinge ogni addebito. "Italia viva fa le sue battaglie a prescindere dai posti, ma anche dai calcoli sui consensi. Lo dimostra Teresa Bellanova con la regolarizzazione dei migranti". Eppure c'è chi fa notare che proprio Renzi stia battendo da giorni sul tasto scuola, anche durante il suo intervento sulla sfiducia a Bonafede. "Segno che lì sta puntando", sostiene un parlamentare pentastellato. Il problema è che quel ministero lo ha fortemente voluto il Cinquestelle, tanto da arrivare ad accettare lo spacchettamento con l'Università, poi affidato a Gaetano Manfredi, in quota dem. Il fatto nuovo, che esce dunque dalle logiche politiche fin qui utilizzate per tarare le speranze di futuro del governo, è proprio l'entrata in campo di Conte. Finora il premier era rimasto ai margini delle trattative di maggioranza, o quantomeno lontano dalle luci dei riflettori mediatici. Il suo ingresso nell'aula del Senato, per sedersi accanto al ministro della Giustizia, invece, è sembrato subito un segnale chiarissimo: ci sono e ci metto la faccia. Una mossa che persino Renzi gli ha riconosciuto, facendo marcia indietro (se mai ha pensato realmente di impallinare Bonafede). Così come è un fatto da mettere in nota che dopo l'incontro di martedì pomeriggio a Palazzo Chigi con Boschi - di cui non è trapelato assolutamente nulla - la situazione si sia 'normalizzata', fino alla chiusura con stretta di mano, anzi battuta di gomito in epoca di Covid-19, proprio poco prima che iniziasse la relazione del Guardasigilli. Tutte tessere di un mosaico che sembrava sul punto di scoppiare e che, invece, sono andate al loro posto in meno di 12 ore. Questo non si giustifica con l'imminente uscita del nuovo libro di Renzi, come qualcuno aveva immaginato nella maggioranza e nell'opposizione. "C'è qualcosa di più", sussurrano dall'area dem, senza lasciarsi scappare altri indizi. Per stare proprio tranquilli che Conte, Pd e M5S non provino 'mosse del cavallo' contro il senatore semplice di Firenze (vedi alla voce 'Responsabili'), da Iv il messaggio è arrivato chiaro, con tanto di numeri e conti: in Senato ci sono stati, su 297 presenti e 292 votanti, 131 sì alla sfiducia e 160 no, con 1 solo astenuto. Dunque, i 16 voti dei renziani "hanno tenuto in piedi il governo". Altrimenti, come dice Boschi, "Bonafede starebbe facendo gli scatoloni in via Arenula". E non solo il Guardasigilli, forse.