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PIOVONO CEROTTI

Varata a notte fonda dopo riunione fiume la manovra. Centinaia di interventi parziali contro l'emorragia

Franco Bechis
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Incrociamo le dita, perché dopo tanti litigi e discussioni sta per essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova manovra del governo di Giuseppe Conte. Il premier e i suoi principali ministri (uno per componente politica della maggioranza: il Pd Roberto Gualtieri, il M5s Stefano Patuanelli, Roberto Speranza di Leu e Teresa Bellanova di Italia viva) hanno fatto ieri irruzione verso le 20,30 su tutte le principali reti tv per annunciare in diretta un provvedimento da 55 miliardi di euro. La somma è importante, non c'è dubbio, per le povere finanze pubbliche italiane. E dentro ha aiuti non esaustivi, ma decisivi soprattutto per chi oggi non ha più reddito: una nuova tranche da 600 euro per le partite Iva che per alcuni (non tutti) saliranno a mille euro il mese prossimo. Speriamo siano rapidi, perché la prima volta non lo sono stati: furono previsti nel decreto legge del 17 marzo e come ha ammesso lo stesso Conte ieri sera non sono ad oggi ancora arrivati al 20% degli aventi diritto. Poi nuova cassa integrazione per chi non è tornato al lavoro. Il 17 marzo erano state previste nove settimane per quella ordinaria, e anche questa (che tocca solo all'Inps pagare) non è arrivata a segno ad oggi per il 20% dei lavoratori. Doveva essere rinnovata per nove settimane, ma i soldi al momento non ci sono, così per il momento si allunga di 5 settimane e in autunno ce ne saranno altre 4 possibili (da finanziare nel frattempo). La cassa in deroga finora è arrivata al 10-15% degli aventi diritto, ed è stata un flop assoluto. Qui una novità buona c'è: per velocizzarla si salterà il passaggio delle pratiche regionali per accedere con le domande direttamente all'Inps. Bisognerà vedere le istruzioni per capire in quanto tempo metterà i soldi nelle tasche dei poveri lavoratori che fin qui non hanno visto un euro.  Per approfondire leggi anche: Meloni e Salvini indignati per la Bellanova Ma ci sono tanti piccoli, medi e grandi interventi che certo sono utili a frenare l'emorragia dell'economia italiana almeno da qui a fine giugno. Oltre non vanno, però. Ci sono come raccontavamo anche contributi a fondo perduto: meno dei 6 miliardi che vi raccontavamo ieri perché il testo è cambiato proprio per costare un po' meno. Purtroppo un cerotto e poco più, perché quei contributi vanno da un minimo di 2 mila euro a chi ne ha perduti fin qui 17 mila, a un massimo di 40 mila euro a chi ne ha visti evaporare 830 mila. Sono i due risarcimenti previsti per imprese che hanno fatturato nel 2019 rispettivamente una centomila euro e l'altra il massimo previsto, che è di 5 milioni di euro. Si capisce come quella cifra non sia un risarcimento nemmeno pallido, e direi nemmeno un cerotto utile a fermare il sangue che stanno perdendo. Ma sempre meglio che nulla. C'è il bis sui congedi parentali e sul bonus baby sitter come nella prima manovra, ma non abbastanza per risolvere il problema dei bambini a casa fino alla fine della scuola. C'è un bonus da 500 euro per fare vacanze che viene dato in gran parte a italiani che non hanno avuto alcun danno dalla crisi (ad esempio tutti gli impiegati pubblici), e pure a quelli che avranno in busta paga un aumento dal primo luglio grazie alla riduzione del cuneo fiscale. Ma non andranno a chi in questi mesi ha perso tutto o è finito in cassa integrazione che non viene ancora pagata, se nel 2018 guadagnavano 2.500 - 3 mila euro al mese. Cerotto qua e uno là, e magari manco sulla ferita. E' il vero difetto della manovra: 55 miliardi di euro possono essere tanti o molto pochi: dipende da come li usi. Questi vengono utilizzati solo per mettere una pezza in mille posti, ma non uno di quei miliardi serve a guardare con fiducia il domani, per cui rischiamo di dovere fare manovre così ogni due mesi e non sarà possibile. Almeno uno di quei 55 miliardi sconcerta: è quello che l'Italia versa all'Europa per il fondo Bei di emergenza al coronavirus. Non riceviamo un cent da Bruxelles, ma siamo noi a darli a loro in questo momento. Sembriamo matti. Non manca la consueta dose di propaganda: ieri ho appuntato su un foglio le cifre che secondo Conte erano parte della manovra e sono arrivato a 64 miliardi di euro, 9 più del totale. Ma poi si sono aggiunti gli altri ministri a snocciolare il loro, e mettendo tutto insieme superavamo i 100 miliardi di euro. Ovviamente non è così. Ma la conferenza stampa deve essere un po' show, che ha raggiunto il suo picco quando la Bellanova si è messa a piangere commossa per avere ottenuto la regolarizzazione dei migranti. Con tutto il rispetto per la ministra: che c'è da piangere e da commuoversi? E' accaduto nella storia delle conferenze stampa di governo una sola volta in passato. A piangere fu anche in quel caso una ministra (saranno lacrime di genere): si chiamava Elsa Fornero. Sarò scaramantico, ma davanti a un precedente così tocco ferro. E consiglio di farlo pure a voi.

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