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Il governo rinvia ancora il decreto ma c'è l'intesa su migranti, colf e badanti

Il premier Giuseppe Conte

Nessuna immunità per gli imprenditori che usano lavoratori in nero

Luigi Frasca
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Il decreto "rilancio" slitta ancora. Il Consiglio dei ministri previsto alle 14 di oggi è stato rinviato alle 17. I partiti della maggioranza stanno limando il testo che impegna 55 miliardi per tentare di far ripartire il Paese dopo i mesi di stop causati dal Coronavirus. Uno dei nodi rimasti è stato comunque sciolto. Si tratta della sanatoria per i braccianti stranieri che lavorano nell'agricoltura e non solo. Una misura che nei giorni scorsi ha contrapposto il Pd (che ha avanzato la norma) e il M5S (deciso a cancellare l'immunità penale per gli imprenditori che si autodenunciano). Per approfondire leggi anche: Il decreto slitta ancora. L'altro problemino dopo i migranti Dopo polemiche, accuse e giorni di confronto, i due azionisti principali del governo Conte hanno raggiunto l'accordo che riguarda i braccianti - non solo impiegati nei campi ma anche negli allevamenti e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse - ma anche colf e badanti. La nuova norma: il datore di lavoro può autodenunciarsi e, con il pagamento dei contributi pregressi in misura forfettaria, mettersi in regola. Con una premessa però: sono esclusi dalla misura sospensione ed estinzione dei reati penali legati allo sfruttamento, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, caporalato. E questo anche se tali reati sono stati commessi per il lavoratore invisibile di cui ora si chiede la messa in regola. C'è inoltre un aumento delle pene - che vengono raddoppiate - per chi sfrutta il lavoro in nero. Infine, se il datore di lavoro è già stato condannato per uno dei reati di cui sopra - anche condanna non definitiva - o anche solo per aver utilizzato lavoratori in nero, non può accedere alla misura inserita nel dl rilancio. La disposizione si applica ai migranti che hanno avuto un permesso di soggiorno scaduto tra il 31 ottobre 2019 e il 31 gennaio 2020 e non rinnovato (quelli in scadenza dopo il 31 gennaio sono già stati tutti rinnovati automaticamente fino al 31 agosto dal decreto Cura Italia, ndr); devono essere rimasti in Italia e fatto i rilievi fotodattiloscopici prima dell'8 marzo 2020 e non successivamente; sono in grado di esibire un contratto di lavoro regolare del 2019 in uno dei settori interessati dalla norma.

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