ministro nella bufera
Assurdo Bonafede. Per lui il caso Di Matteo è "solo una fake news"
Le accuse di Nino Di Matteo? Per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sono solo fake news. E' questa la linea di difesa scelta dal Guardasigilli nell'informativa urgente sul caso che lo ha coinvolto nei giorni scorsi riguardante le presunte pressioni mafiose nella nomina della direzione del Dap. Bonafede si infuria contro chi ha messo in dubbio la sua onorabilità ma, di fatto, non chiarisce i punti più oscuri della vicenda. «La nomina a capo del Dap nel 2018 è avvenuta secondo la legge, con la più ampia discrezionalità, e non c’è stato alcun tipo di condizionamento». A ribadirlo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nel corso della sua informativa urgente alla Camera sulla nomina del vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel giugno 2018, sottolineando che «adesso è necessario rassicurare tutti i cittadini che credono nella lotta alla mafia, perché sappiano che il fronte antimafia rimane compatto». «La trasparenza e la verità - sottolinea Bonafede - rappresentano sempre i migliori antidoti per i dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede, dibattiti come quello degli ultimi otto giorni sulla nomina del capo del Dap del 2018. Non mi riferisco alle parole del dottor Di Matteo: mi riferisco, invece, al fatto che su quelle parole, pronunciate domenica 3 maggio, il dibattito politico e mediatico ha generato una congerie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili. Qualcuno potrebbe legittimamente osservare che in un tempo in cui l’informazione ingloba quasi fisiologicamente le fake news, la vicenda in questione non ha niente di eccezionale: insomma, un dibattito come un altro, con un po' di verità e un po' di menzogna; o meglio, con più verità, così variegate da lasciare a ciascuno la propria ricostruzione dei fatti, in una sorta di pirandelliano ’Così è se vi pare'. Eh no: così è se vi pare, assolutamente no! C’è un confine e un limite a tutto, e per me quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire questo Paese». In merito alle scarcerazioni dei boss legate all’emergenza sanitaria, il guardasigilli ricorda che «sono state determinate da decisioni prese in piena autonomia e indipendenza da magistrati competenti, nella maggior parte dei casi per motivi di salute e sui quali, ovviamente, non c’è stato alcun condizionamento da parte del ministero o del governo». «I due decreti-legge, approvati nel giro di una settimana - rivendica Bonafede - rappresentano la migliore risposta dello Stato per garantire una stretta sulle richieste di scarcerazione e contemporaneamente riportare i detenuti davanti al giudice, affinché, visto che il quadro sanitario è cambiato, vengano rivalutate tutte le questioni di salute». «Proprio stamattina - informa inoltre il ministro - ha preso possesso delle sue funzioni il nuovo capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia mentre, da circa una settimana, ha iniziato il suo lavoro di vice capo Dap il dottor Roberto Tartaglia». Per quanto concerne gli interventi strutturali, Bonafede sottolinea che è «stato avviato un piano di riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari. In queste due settimane è prevista, tra l’altro, l’apertura di tre padiglioni da 200 posti ciascuno a Trani, Lecce e Parma, ed è inoltre previsto, sempre nel 2020, il completamento di altri due padiglioni da 200 posti detentivi, a Taranto e Sulmona. È stato predisposto un piano per la realizzazione di 25 nuovi padiglioni modulari da 120 posti ciascuno, per un totale di altri 3 mila nuovi posti detentivi». Per quanto concerne le assunzioni, invece, «sono stati immessi dal 2018 in ruolo - spiega il responsabile della Giustizia - un totale di complessivo di 3.931 nuovi agenti. È stato definito il riordino delle carriere, con un’equa ordinazione della Polizia penitenziaria con le altre Forze di polizia. In questi quasi due anni, inoltre, sono stati firmati circa 70 protocolli di lavoro di pubblica utilità per i detenuti».