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NELLA NEBBIA

Il decreto è un miraggio, la maggioranza naviga a vista e gli italiani affrontano la ripartenza senza una guida

Franco Bechis
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ieri ha spiegato felice in una intervista alla sua Pravda (Il Fatto Quotidiano) di avere ricevuto dal ministro Riccardo Fraccaro una idea che sarà la svolta del decreto aprile che ancora non si vede a maggio: «Una misura molto importante sarà quella che consentirà a tutti i cittadini, attraverso il credito di imposta, di ristrutturare gli immobili per adeguarli alla normativa antisismica». Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha ideato un bonus che può arrivare fino a 500 euro per gli italiani che acquisteranno una bici o un monopattino per recarsi al lavoro in sicurezza: prima bisogna comprarsela, e poi lei davanti alla fattura dell'acquisto elargirà il bonus anche se ancora non si è compreso come, probabilmente anche quello attraverso il credito di imposta. Grandi idee, indubbiamente. Ristrutturare l'alloggio per renderlo sicuro sui terremoti buttando via i soldi se il palazzo non è antisismico metterà in coda milioni di italiani che in questo momento non sanno proprio come impiegare la grande disponibilità finanziaria che hanno accumulato stando a casa senza lavoro da due mesi. Come comprare la bicicletta o il monopattino scontati nella prossima dichiarazione dei redditi (quella del 2021) è quel che agognavano migliaia di baristi, ristoratori e bottegai romani che finalmente sapranno come muoversi sudando sette camicie nella città dei sette colli per andare a vedere la serranda abbassata del proprio locale che non potrà più riaprire.  Per approfondire leggi anche: Conte vede la fine e prova a ricucire Mi sembra che Conte e i suoi ministri stiano vivendo sulla luna e da lassù dove si trovano faticano a vedere il paese reale perché deve essere nascosto dalle nebbie come lo era ieri mattina il Vittoriano di Roma davanti all'obiettivo del fotografo dell'agenzia La Presse. Non sta arrivando manco la cassa integrazione in deroga nelle tasche dei lavoratori dimenticati, e se quelli provano a fare sentire la loro voce che lassù sulla luna non arriva come è successo ieri a Milano con un flash mob distanziato e l'altro giorno a Roma con una decina di negozianti nei pressi di palazzo Chigi, l'unica risposta che ricevono è un verbale di polizia che li multa ognuno per 400 euro. Non si sta facendo arrivare l'aiuto promesso e declamato né a imprese né a lavoratori, e la sola idea fantastica che passa in cervelli annebbiati dall'atmosfera lunare è fare spendere - fosse pure per anticiparli - altri soldi agli italiani che sono al verde? Sembrano matti. Ecco se di costruzioni antisismiche davvero si vuole parlare, faccia qualcosa finalmente questo governo per sanare la vergogna - sulle spalle ormai quasi interamente del premier Conte - della mancata ricostruzione di Amatrice, Accumoli e di tutti i comuni devastati dal terremoto ormai quattro anni fa. Dovrebbe tacere sull'anti-sismico il presidente del Consiglio che ha obbligato migliaia di italiani in quelle zone a stare chiusi in casette ormai divenute baracche la cui tenuta sta pure per scadere. Invece di ascoltare i suoi ministri che non hanno proprio idea della realtà, a Conte per uscire timidamente dalla nebbia in cui si è infilato basterebbe dare un'occhiata al programma Ssb Ppa varato da Donald Trump che sta facendo arrivare un prestito fino a 10 milioni di dollari a imprese con meno di 500 dipendenti (perfino quelle italiane che hanno sedi secondarie in Usa), con il vincolo di pagare gli stipendi ai propri dipendenti e le fatture dei propri fornitori. Certo, è un prestito all'uno per cento di interesse, che però diventa totalmente a fondo perduto se l'impresa conserva tutta la occupazione che aveva prima dell'inizio della crisi, e parzialmente a fondo perduto a seconda dell'occupazione mantenuta. Serviva come il pane una misura così in Italia, ma sembra che il lavoro dia quasi fastidio a gran parte della maggioranza di questo governo. C'è chi pensa sia meglio pagare tutti per oziare e fare lavorare solo la tecnologia (è l'utopia di Beppe Grillo), e quindi più si allarga il reddito di cittadinanza nelle sue varie versioni, meglio è. Ma anche i fan di questa teoria non capiscono che se le imprese saltano, non ci sarà né lavoro né tecnologia che sostituisca l'uomo: non ci sarà più nulla. E quindi non ci sarà nemmeno il reddito di cittadinanza perché chi chiude non pagherà più le tasse per dare i sussidi a chi resta per strada. Fino ad oggi sul piatto il governo dice di avere messo 80 miliardi. Sono tutti a deficit, e hanno il difetto di non essere reali perché per potere fare quel deficit bisognerebbe emettere molti più titoli di debito, cosa che fin qui non è stata fatta. Quei soldi non arrivano quindi semplicemente perché non ci sono proprio, non esistono. Per questo stanno arrampicandosi sui muri dei crediti di imposta, rinviando il problema ma non risolvendo alcuna situazione. Conte fin qui pensava di prendere quei soldi che non ha dall'Europa, e aveva giurato che entro qualche settimana sarebbe partito il famoso Recovery Fund. Da ieri il premier ha cominciato a dire che quel fondo se partirà non ci sarà probabilmente fino all'anno prossimo come se fino al giorno prima non si fosse vantato dell'esatto opposto. Ma dopo la sentenza della Corte Costituzionale tedesca è abbastanza ingenuo potere pensare di attingere a risorse europee, siano esse quelle del bilancio comune o quelle della Bce. Dovremo fare da soli, sperando che qualcuno (fossero anche i cinesi) acquisti i nostri titoli di Stato extra. Ma certo non avremo 80 miliardi a bimestre- veri o finti che siano - da mettere sul piatto in quel modo. Proprio per questo motivo non si possono impiegare tutti in assistenza sociale, che non reggeremmo più fra qualche mese: sarebbe come prolungare l'agonia degli italiani abbandonandoli a un destino segnato già questa estate. Il solo modo saggio di spendere quelle risorse è tenere in piedi le attività economiche perché possano riaprire e fare lavorare chi è occupato. Altre vie non ci sono.

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