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Ottanta miliardi di euro buttati via: il fallimento della cura del governo

Franco Bechis
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Dei 25 miliardi teorici del decreto Cura Italia varato dal governo il 17 marzo scorso e dopo oltre un mese e mezzo attuato nemmeno per metà di quella somma circa 10,3 miliardi erano interventi di assistenza sociale. Oltre a questi, anche se non incidono sul deficit corrente per motivi squisitamente contabili, c'erano 4,8 miliardi di contributi figurativi legati a quella assistenza sociale. Una sola azienda veniva in concreto aiutata, ed era Alitalia, per cui c'erano 500 milioni di euro. Ora - sia pure fra grandi liti di maggioranza, il governo di Giuseppe Conte sta per approvare il suo decreto-annuncio bis che secondo lo scostamento già deliberato nei conti pubblici, ammonterebbe a 55 miliardi di euro. Ancora una volta però quella somma teorica che chissà quando e come verrà effettivamente spesa riguarderà all'80% interventi di protezione sociale. La cosa più costosa e importante di quel decreto è infatti il reddito di emergenza, una sorta di mini reddito di cittadinanza (si parla di 400 euro al mese) dati a una platea nuova e più allargata. Oltre a questo intervento si replicheranno le misure del precedente decreto Cura Italia: i 600 euro che per alcuni degli aventi diritto saranno aumentati a 800 o mille euro per due mesi invece che una tantum, la raffica di cassa integrazione anche per i lavoratori che non ne hanno diritto, i vari bonus una tantum. Alla fine degli 80 miliardi teorici utilizzati per affrontare la crisi quasi il 90% servirà alla protezione sociale. Che sia necessario aiutare chi oggi è restato senza stipendio in seguito al lockdown deciso dal governo italiano per la pandemia è fuori di dubbio. Ma che la sola direzione imboccata sia quella è miope. Perché intanto molte aziende restano... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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