Pieni poteri, Conte si giustifica così: "Non ho compresso le libertà, dovevo fare presto"
Per il presidente del Consiglio l'adozione dei dpcm è dettata dal fatto che non si poteva fare altrimenti per garantire "tempestività"
Ecco come Giuseppe Conte giustifica l'adozione che di fatto scavalcano il Parlamento come denuncia l'opposizione e soprattutto la Lega di Matteo Salvini che proprio da ieri a notte ha iniziato l'occupazione ad oltranza del parlamento. Nell'informativa di questa mattina alla Camera dei deputati, il premier spiega: "Credo che sia profondamente ingiusta l'accusa di avere arbitrariamente compresso le libertà personali. Non mi sfugge la portata dei rilievi della riserva di legge e del principio di legalità che la Costituzione pone a baluardo della persona. Ma quei principi non sono stati né trascurati né affievoliti". Conte a questo punto fa la storia degli ultimi mesi e settimane: "Il 31 gennaio è stato deliberato -lo ricordo per sei mesi- lo Stato di emergenza di rilievo nazionale da cui discendono precise conseguenze giuridiche, come prevede il codice civile. Sono ben consapevole della responsabilità che mi sono assunto ogni volta che ho posto la firma su un atto che una volta in vigore ha avuto effetti sui diritti dei cittadini - rimarca il premier, che ricorda anche di essere un giurista - ma ho avuto sempre consapevolezza di agire in scienza e coscienza rispetto alla tutela di un diritto primario. È stata avanzata la proposta che il Parlamento possa intervenire anche in via preventiva sui Dpcm, con un obbligo di trasmissione alle Camere degli schemi di decreto. Pure consapevole delle prerogative del Parlamento, ricordo che le misure di queste settimane sono state ispirate ai principi di proporzionalità e massima precauzione, ma anche a quello della tempestività, condizione imprescindibile perché misure così incisive fossero realmente efficaci. Non vale solo per i primi decreti adottati, ma anche per l'ultimo". In pratica, il premier Giuseppe Conte giustifica l'adozione dei dpcm ignorando il Parlamento con l'esigenza di far presto dettata dall'emergenza coronavirus.