emergenza coronavirus
Dossier segreti e scenari drammatici. La verità che il governo non dice diventa arma di propaganda
Quando si parla di vivi e di morti, di sani o di malati, di ricoverati in terapia intensiva e non, dare i numeri diventa qualcosa di più di una statistica. Ha a che fare con la paura e la realtà, con il governare la gente in base alle emozioni e su ciò che hanno di più caro: restare vivi. Per questo ieri, ma anche nei giorni passati (e probabilmente per quelli a venire) ci ha colpito un dato riportato da molti giornali e media italiani. Nei titoli, questo dato suonava così: "Il dossier che frena il governo. Con una ripartenza totale 151mila in terapia intensiva". Ed ancora: "Con la scomparsa dei vincoli a fine anno si conterebbero 430mila ricoverati gravi". In pratica una ecatombe. E proprio per questo, perché si sta parlando delle libertà degli italiani, del rischio di morire causa coronavirus, delle tante aziende in difficoltà economica che vorrebbero ricominciare a lavorare, con i dipendenti a casa senza stipendio, proprio per questo il governo ha il dovere morale di spiegare questi numeri da paura. E visto che si parla di un documento di 22 pagine - così ha scritto il "Corriere della Sera" di ieri - che calcola fino a 100 scenari diversi partendo dalla data del 4 maggio con la specifica che trattasi di una relazione del Comitato tecnico-scientifico finita sul tavolo del premier Conte, ebbene a maggior ragione, visto che i numeri del possibile contagio futuro sono l’elemento chiave per tenere ancora chiusa la maggior parte dell’Italia, cari signori del comitato tecnico-scientifico avete il dovere di spiegargli agli italiani questi numeri. Nel dettagli. Una volta che si è venuti al mondo tutti noi sappiamo di dover morire. Ma se il futuro di un paese da riaprire viene descritto con migliaia e migliaia e migliaia di persone in terapia intensiva, se riaprisse, spiegateci come questo avverrebbe e perché. Altrimenti state soltanto alimentando la paura di una Italia in ginocchio che di spaventi se n’è presi già abbastanza e che sta provando a ricominciare a lottare per evitare un futuro di miseria.