IL COMMENTO
Una Lega per la libertà. Il progetto di ricostruzione nazionale di Salvini contro lo statalismo
Nel panorama misero e grigio della polemica politica di questo momento, segnato dalla deriva autoritaria di un governo di inetti pericolosi (buoni a niente, ma capaci di tutto) ad alcuni è sfuggita l’importanza dell’ ultima presa di posizione di Salvini, pari solo, per l’influenza che avrà in futuro, a quella svolta nazionale che Salvini stesso impresse alla Lega alcuni anni or sono. Mi riferisco alla "Alternativa Liberale", che il leader della Lega ha annunciato in conferenza stampa, presentando il progetto di ricostruzione nazionale contro lo statalismo e l’antidemocrazia, che sta preparando insieme ad imprenditori, amministratori e mondo del lavoro, per un futuro centro-destra di governo, ormai arrivato ad essere maggioranza stabile nel Paese. Perché, prima o poi, si tornerà a votare, anche se Conte "l’ Indossatore", pronto ad infilarsi in tutti gli abiti di scena, dal diplomatico al populista, dalla paglietta all’inquisitore, da destra a sinistra, oggi sembra incedere in orbace, con tanto di stivaloni (che però a lui vanno larghi) e nei suoi sogni più rosei sembra vagheggiare di prolungare la quarantena della democrazia il più a lungo possibile. Un’alternativa liberale vuole dire tante cose, la prima delle quali è riaprire tutto il prima possibile, per riprendere a produrre e a commerciare, generando denaro vero con cui permettere nuovi investimenti (anche negli ospedali) e non semplicemente denaro in prestito ad aumentare il già enorme debito pubblico, operazione che, pur se necessaria per superare lo shock immediato, non può assolutamente costituire una politica a lungo termine se non si vuole, pur spostandola in avanti, ingigantire la catastrofe. La seconda è levare il più possibile lo stato dalla intermediazione e cioè non continuare a drenare denaro dall’iniziativa privata per poi restituirlo con provvidenze a pioggia o per operazioni spesso fuori mercato, dopo una pesante manomorta per alimentare costose e vincolanti burocrazie. Un condono fiscale tombale col pagamento del solo 10% del dovuto (o del supposto dovuto), unito ad una forte semplificazione delle norme fiscali, avrebbe un effetto enorme nel liberare l’economia italiana. Lo stesso dicasi per una grande riduzione del "vincolismo selvaggio" e delle spesso assurde norme "preventive" anticorruzione, che sembrano quasi considerare in massa gli imprenditori italiani come degli incapaci o dei potenziali delinquenti e che sono il più grosso ostacolo ad una ripresa economica, oltre a far impallidire il ricordo dei lacci e lacciuoli di Einaudiana memoria. Sulla prevenzione Farini ammoniva, nell’allora parlamento subalpino, "voi dovete lasciare alla libertà tutta la sua applicazione, voi potete far leggi per reprimere, non mai per prevenire" lezione oggi completamente dimenticata da parte di una democrazia italiana che, ormai da anni, si sta trasformando, sotto una spinta giustizialista, in una democratura. Già la democrazia, quella democrazia liberale che solo il centro-destra pare voglia davvero difendere, segnatamente con la Lega, che proprio per questo, per il suo testardo e ripetuto richiamo alla volontà degli elettori, viene tacciata di populismo dagli attempati nostalgici del radical chic. Ma questi signori hanno riflettuto che alla fin fine, populismo ha la stessa etimologia di popolare e di popolo o credono che la democrazia sia solo quella dei finti ottimati (di ben scarsa qualità) di Capalbio? Nessuno più di me è convinto della necessità della divisione dei poteri e di un sistema di pesi e contrappesi costituzionalmente garantito, ma la democrazia elettiva resta il pilastro del sistema e il parlamento, da noi, è il solo legittimato direttamente dal popolo e questo la Lega lo sa e lo rivendica. Molto opportunamente. Si può parlare dunque di una svolta liberale della Lega? Io credo che si debba piuttosto parlare di una nuova consapevolezza liberale, perché la lega nasce davvero dal basso, dai cittadini e non ha radici ideologiche o storiche nei movimenti totalitari o confessionali del novecento e, forse istintivamente, liberale lo è probabilmente sempre stata. Dal liberismo di Pagliarini alla rappresentanza delle partite iva, dall’insistenza sui diritti dei cittadini alla difesa del loro modo di vivere (del loro “focolare”), dalla tutela della proprietà privata alla legittima difesa, la Lega ha spesso agito come un sindacato dei diritti delle persone. Si può effettivamente dire che la svolta patriottica sia stata davvero tale e Salvini (soprattutto lui), ai miei occhi, ha il merito storico di aver fatto coincidere il concetto leghista di comunità con l’intera comunità nazionale, ma in un certo modo il metodo e il pensiero liberale erano invece già presenti fin dall’inizio nella Lega e casomai si può parlare appunto di una nuova consapevolezza, a cominciare dalla riscoperta del garantismo, che, senza nulla togliere alla certezza della pena per i comprovati delinquenti, vuole che le garanzie a presidio dei cittadini perbene, non siano mai poste a rischio da una giurisdizione autoritaria e questa evoluzione verso un liberalismo rivendicato, è opera collettiva di gran parte della Lega, a cominciare dai Giorgetti e dai Molinari. Lo si è visto anche con il coronavirus. La Lega, che fu la prima a denunciare la sottovalutazione dell’epidemia e a chiedere la quarantena sui contatti con la Cina e uno screening a vasta campionatura, è stata anche la prima a proporre la riapertura, quando l’intero sistema produttivo ha cominciato a mostrare segni di collasso, contemporaneamente non rinunciando mai a pretendere il rispetto delle norme costituzionali e del ruolo del parlamento, nella gestione della crisi. Perché la tutela della salute deve andare di pari passo con la difesa di libertà e democrazia, per una vita degna di essere vissuta da cittadini e da uomini liberi. La Lega, che, a mio giudizio, resta la più grande riserva di energia nuova a servizio di un possibile risorgimento della Nazione, può davvero essere anche una forza compiutamente liberale e non solo perché nel sinistro-grillismo Contiano sono ormai ben pochi i cattolici democratici alla Prodi e da quella parte non si possono attendere che "decreti amministrativi" lesivi delle libertà costituzionali (e oltretutto alla carlona), ma soprattutto perché nel DNA dei leghisti l’idea di Libertà è presente e ben viva. Io sono un vecchio liberale di destra e non posso non essere felice, insieme a tutti i miei tradizionali amici, nel vedere, nelle parole di Salvini, l’inizio della realizzazione di un desiderio lungamente coltivato, quello di vedere finalmente una riedizione di quella Destra Storica che fece nuovamente dell’Italia un grande paese inserito nella tradizione occidentale. Una tradizione poi rinnovata da Ronald Reagan e Margaret Thatcher.