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Coronavirus, la foto di Conte a Genova dà all'Italia l'alibi del ponte libera tutti

Marco Gorra
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Una certezza c'era: con la politica saranno quel che sono, ma quanto a comunicazione non li batte nessuno. Finita in vacca anche quella. Perché la foto del premier Giuseppe Conte in versione capocantiere circondato di umanità varia e numerosa che si fa i selfie all'inaugurazione del nuovo ponte di Genova è un boomerang comunicativo - prima ancora che logico - da dilettanti assoluti, altro che fini strateghi della politica 2.0 immateriale e smart. Lo è per un motivo talmente semplice che è avvilente anche solo doverlo stare a spiegare: perché quell'immagine manda agli italiani il messaggio esattamente opposto che da giorni il governo sta, con fortune che definire alterne è generoso, cercando di veicolare. E cioè che la famosa fase due è in realtà una fase uno virgola, che tutto bisogna fare meno che sbracare alla prima occasione utile, che il rischio di ritrovarsi alla casella di partenza è lì dietro l'angolo. Dopodiché si assiste allo spettacolo di un presidente del Consiglio che non resiste alla tentazione di andarsi a fare l'auto-spottone, immortalandosi nella plastica negazione delle prescrizioni di cui aveva appena finito di ribadire l'inviolabilità. Ad assistere a questo spettacolo, un Paese che con disciplina calvinista ha sopportato quasi due mesi di reclusione domiciliare, a cui è stata vagheggiata per settimane un'idea di riapertura il 4 maggio e a cui sul più bello è stato detto che no, la riapertura in realtà è in sedicesimo e che tanto diversamente da prima non bisognerà comportarsi. Un Paese, soprattutto, che questo annuncio l'ha comunque preso - non incomprensibilmente - se non come il bramato tana libera tutti, almeno come un acconto di rompete le righe: riapertura aveva da essere e riapertura dovrà essere, con buona pace dei sofismi governativi. Atteggiamento giusto? Sbagliato? Condivisibile? Irresponsabile? Non è questa la sede per dirlo. Ma per prendere atto che esiste e che è diffuso, quello sì. Là fuori ci sono milioni di persone che non aspettano altro che un segnale per poter pensare che sì, allora un po' di allentamento alla mordacchia lo si può dare. E cosa c'è di più efficace dell'immagine del capo del governo che quella mordacchia prima l'ha messa e ora non sa più come toglierla che si concede un bell'assembramento in favore di telecamera? Che nella testa degli italiani scatti l'equivalenza tra la liceità de facto del ponte di Conte e di quello, che ormai dista appena 48 ore, del primo maggio è più una certezza che un rischio. Se il primo a fare come gli pare è lui - questo il succo del ragionamento che dalle Alpi alla Sicilia riecheggia nelle teste italiane, perché non dovrei farlo anch'io? Su la mano chi se la sente di dare torto.

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