in tempi di pandemia
Sarà il 25 aprile delle beffe
Immaginiamoci un 25 Aprile in tempi di pandemia con Berlusconi o un altro leader del centrodestra a Palazzo Chigi al posto dell’avvocato del popolo Conte. Immaginiamo che Berlusconi o un altro leader del centrodestra considerassero il Parlamento della Repubblica, tenuto più chiuso che aperto, come una cassetta di posta virtuale in cui imbucare provvedimenti senza contraddittorio e si presentassero alle Camere derubricando a semplici informative senza voto le comunicazioni del governo alla vigilia dei Consigli europei. E che il premier del centrodestra anticipasse decisioni cruciali per la libertà dei cittadini come il lockdown attraverso sistematiche dirette Facebook rivolgendosi direttamente al popolo e non a chi è stato eletto per rappresentarlo. E’ troppo facile prevedere l’indignazione di cui si riempirebbero i talk show insieme ai grandi giornali, e i moti di rivolta civile e democratica insufflati dagli alti papaveri dell’intellighenzia di sinistra sempre pronta a una mobilitazione permanente ed effettiva a difesa della Cosituzione-Bella Ciao, la più bella del mondo. A questo punto dell’epidemia, e con l’Italia rinchiusa in casa da più di cinquanta giorni, si sarebbe già da tempo invocato l’intervento del capo dello Stato, la Consulta sarebbe già stata riempita di ricorsi, parlamentari e non, contro un governo che limita le libertà costituzionali attraverso decreti del presidente del consiglio, atti amministrativi che bypassano in un colpo solo il controllo del Parlamento e lo stesso Quirinale. Quante volte si sarebbe urlato al golpe? Dai salotti di casa sarebbero resuscitate perfino le Sardine oltre che i sepolcri imbiancati dei vecchi girotondi. E questo 25 Aprile si sarebbe sicuramente trasformato nel simbolo salvifico di una nuova Resistenza contro il golpe strisciante in atto. Del resto, quando governava Berlusconi, tutte le feste della libertà venivano utilizzate dalla sinistra come arma politica contro il Cavaliere nero, usurpatore della democrazia, secondo la vecchia concezione comunista per cui c’è vera democrazia solo quando vince la sinistra. Invece no: oggi che al governo c’è un premier che si prende perfino l’ardire di invocare il primato della politica sui tecnici, lui che non si è mai presentato alle elezioni e che come Giano bifronte bivacca a Palazzo Chigi col sostegno di due maggioranze di colore opposto, le vestali della Costituzione si riparano dietro un silenzio imbarazzante. Eppure siamo ormai giunti ai confini della democrazia parlamentare, con le Camere sostituite da un numero abnorme di Comitati e ridotte a cassa di risonanza del potere esecutivo. Il fatto che siamo nel mezzo di una tragedia senza precedenti non può giustificare questa pericolosa deriva. Qualche mese fa Salvini fu messo sul banco degli imputati perché osò parlare di pieni poteri, ma almeno lui chiedeva un’investitura popolare, quella che Conte non ha mai avuto e nonostante questo si comporta come un dittatore dell’antica Roma e i pieni poteri se li è presi andando perfino oltre Orban, che almeno li ha ricevuti dal suo Parlamento. Dunque, domani sarà il 25 Aprile delle beffe: gli italiani lo passeranno agli arresti domiciliari – solo l’Anpi ha il permesso di andare in piazza – con un governo nato per scongiurare l'avvento del fascismo che non c'è, agitando lo spettro di uno Stato autoritario di destra, e che sta instaurando surrettiziamente un regime autoritario. Con pezzi della maggioranza che invocano la terza guerra mondiale al fianco della Cina e che vorrebbero trascinarci verso una soluzione venezuelana, come Chavez e Maduro che hanno approfittato dell’impoverimento del Paese per consolidare il proprio potere. Esattamente quello che sta facendo Conte per restare avvinghiato alla poltronissima di Palazzo Chigi: più dura l’emergenza, più lui si allunga la vita. Buon 25 Aprile.