commissioni per tutti
Anche i gay vogliono una task force
Udite udite, arriva la ciliegina sulla torta, che aggiunge un alito surreale al confronto attorno alle task force. La rivendicazione di quote. In una nota d’agenzia, il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lamenta che, negli organismi messi in piedi per affrontare la crisi Coronavirus non compaiano esponenti della «comunità Lesbica, Gay e Trans», nonostante «rappresenti il 15% della popolazione». La nota, inoltre, ragiona: «l’Onu sottolinea l’importanza che le misure dei governi introdotte per mitigare l’impatto economico della crisi debbano considerare pienamente le persone Lesbiche, Gay, Bisex e Trans, che hanno maggiori probabilità di essere disoccupate e di vivere in povertà rispetto alla popolazione generale», oltre «all’essere costretti in ambienti ostili con familiari che disapprovano, aumentando il rischio di violenze». La nota, inoltre, denuncia: «Purtroppo gli attuali decreti non hanno considerato nessuno degli aspetti evidenziati dall’Onu, che sono emersi anche nella nostra Ricerca sulla comunità lesbica, gay, bisex e trans nell’emergenza Covid19. Pertanto chiediamo al Governo e al premier Conte di ascoltare le nostre istanze al più presto». Leggi anche: Furia Meloni su Conte: 450 esperti e neanche un decreto Che possa arrivare, dunque, una task force sulle problematiche LGBT? Avanti c’è posto, diceva Aldo Fabrizi. Tanto ormai, una più, una meno, in questa surreale proliferazione di organismi, consulenti, in un modello di governo del Paese che assomiglia più alla Megaditta di Fantozzi, con i suoi megadirettori e gli inferiori, che ad una grande Nazione. 15 squadre per circa 450 consulenti, oltre, ovviamente, al decisore politico, che in verità decide pochino, si incarta e rimanda. In un messaggio Facebook, per dire, Conte ha affermato che il programma per la riapertura, in vista del 4 maggio, arriverà soltanto alla fine di questa settimana. Nel frattempo, però, come sotto alla foglia di un cavolo, di task force ne è spuntata un’altra, sulla scuola, la cui formalizzazione è arrivata ieri. 18 esperti (uno in più, chissà se per scaramanzia, rispetto alla task force per la fase 2, la task force delle task force, presieduta da Vittorio Colao) che, ha sottolineato il ministro Azzolina, provengono «dal mondo della scuola, del digitale, della ricerca, della sanità, degli atenei che saranno di supporto». E ovviamente dovrà redigere un «piano per il mondo dell’istruzione». Auguri. Insomma, anche se esorcizzato da tutti, il governo dei tecnici si è materializzato, indirettamente, perché comandano loro. Con questa pletora di esperi, più tecnici di così si muore. Di vecchiaia. Aspettando di poter uscire di casa.