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Pasticcio Mes, il premier Conte a reti unificate contro l'opposizione

Franco Bechis
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Poco prima dell'ora di massimo ascolto televisivo ieri sera Giuseppe Conte è apparso agli italiani a reti unificate. Per dire in modo sbrigativo quello che sapevano già: resterà tutto chiuso o quasi fino al prossimo 3 maggio compreso. E infatti non gli interessava quell'argomento, perché subito il premier ha usato lo straordinario spazio televisivo a disposizione per lanciare un attacco violento a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accusati di “indebolire l'intera Italia”. Lo ha detto con rabbia e grande nervosismo, perché il premier aveva passato una brutta nottata e una pessima giornata dopo quel he era accaduto la sera prima all'Eurogruppo. L'Italia e lui personalmente erano usciti umiliati dal vertice europeo da Germania e Olanda che si erano opposte ad ogni ipotesi di coronabond e si erano arroccate sull'utilizzo del Mes per concedere prestiti ai paesi che ne avevano bisogno. Solo con le condizioni statutarie per cui Conte finirebbe commissariato in caso di aiuti al sistema economico, e in versione più leggera per finanziare le spese nel settore sanitario (che l'Italia sta facendo con acquisti importanti proprio in Germania). Una debacle su cui naturalmente avevano soffiato sul fuoco sia Salvini che la Meloni, come è abbastanza scontato che faccia l'opposizione. Ma cui stava traballando in maniera molto più seria e pericolosa per la stabilità della poltrona dello stesso Conte il Movimento 5 stelle. Comprensibile il nervosismo del premier, certo non aiutato dagli ingenui e trionfali cinguettii sull'accordo della sera prima del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri e del commissario italiano Paolo Gentiloni. Così ieri il premier ha usato la diretta a reti unificate per cercare di risolvere il suo personale problema. Ha sconfessato Gualtieri e Gentiloni dicendo le cose che volevano sentirsi dire i grillini: che il ricorso al Mef non sarà mai da lui firmato. Ma il Movimento stelle da tempo è abituato alle bugie del premier, e non si fida più della semplice parola. Così ha dovuto scaldare gli animi con un attacco violento ai leader di opposizione, attribuendo a Salvini e alla Meloni l'ideazione del Mes nel 2012, sostenendo che entrambi erano al governo e addirittura la leader di Fratelli di Italia ministro di quell'esecutivo. Una balla grossa come una casa: il governo era quello di Mario Monti, la Meloni non era ministro, Fratelli di Italia non esisteva ancora e la Lega votò contro il Mes in Parlamento. Ma al premier importava mica della verità, solo di... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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