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I soldi finti del premier non servono a nessuno

Garanzie solo per le banche, gli imprenditori non possono indebitarsi. Invece il governo dovrebbe farsi carico di risarcire le aziende italiane

Franco Bechis
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Si chiama Mariagrazia Ferrandino, ed è una cuoca straordinaria. O forse dovrei dire era una cuoca straordinaria, perché ha deciso di tirare giù per sempre la serranda della sua piccola trattoria, da Nonna Peppina, che su Tripadvisor è la più rinomata di Apricena, piccolo centro in provincia di Foggia.  Per approfondire leggi anche:  La lettera choc della ristoratrice Mariagrazia, una signora di mezza età dai capelli rossi e uno splendido sorriso, ha comunicato a un suo conterraneo, nato a Volturara Appula nella stessa provincia di Foggia, la decisione di gettare la spugna chiudendo il locale. «Signor Presidente del Consiglio Giuseppe Conte un altro mutuo non voglio accenderlo, mi basta quello che ho. Avrei voluto continuare a lavorare, ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza...». Più semplice di così era difficile dirlo. Mentre il presidente del Consiglio ha arruolato i peggiori azzeccagarbugli per abbozzare (il testo ufficiale ancora non c'è) un decreto incomprensibile, scritto con i piedi che si è rivenduto come fosse il fenomeno dei fenomeni: 400 miliardi per le imprese italiane, una piccola signora in venti righe ci ha fatto vedere il re nudo come è. «Non accetto che lei dica», ha scritto al Conte-re, «che lo Stato ha messo a disposizione tot milioni/miliardi...Lei ci invita solo a fare altri debiti per potere lavorare. Lo so, non l'ha voluta né Lei né io questa situazione, ma io ho perso tutto e Lei no. Grazie infinite». Non c'era davvero migliore modo di spiegare quello che a leggerlo non si capiva un accidenti e detto così è invece chiarissimo. Dei 400 miliardi annunciati - l'ennesimo annuncio scritto nel vento - Conte non mette manco un euro. Nel peggiore dei casi metterà con comodo 7 miliardi al capitale della Sace che lui e i suoi vorrebbero trasformare in una sorta di nuovo Iri con cui allungare le mani e gli artigli della politica su un po' di imprese. Ma ai cittadini - sempre che quel fantomatico decreto veda un giorno la luce - non sarà dato manco un euro. Si offrono garanzie pubbliche parziali su nuovi mutui che piccoli e grandi imprenditori dovrebbero contrarre per andare avanti e compensare le ferite profonde che il governo ha loro provocato con dpcm e ordinanze che hanno stabilito la serrata quasi totale delle attività commerciali e la clausura forzata della loro clientela. La signora Margherita dice in poche parole quello che migliaia di altri commercianti e partite Iva stanno pensando in queste ore: si faticava già tanto, spaccandosi la schiena e lavorando 15 ore al giorno per tenere in piedi queste imprese. Per acquistare locali e dare prospettiva a quelle attività molti si erano già indebitati a sufficienza. Ma avevano la tranquillità di avere dato in garanzia il loro immobile, magari anche l'abitazione personale. È un rischio che potevano correre. Come fanno oggi a caricarsi altro debito che sanno già che non potranno restituire a meno di raddoppiare il giro di affari, cosa che sarà impossibile visti i piani di rilascio parziale alla libertà di circolazione degli italiani che ha in testa questo governo? Sì, se quei soldi non verranno restituiti, c'è la garanzia dello Stato. Ma anche questo non è del tutto vero: la garanzia per molti è solo parziale (70%-80%) e con un importo massimo, e poi a essere garantita è la banca che eroga quel mutuo, non l'imprenditore che lo contrae. Quello se non può restituire le rate, fallirà con ignominia. Per questo oggi non se la sente di caricarsi altro debito sulle spalle. Perché ha quel senso di responsabilità che manca a Conte e a chi lo affianca in questo momento al governo. Fornire liquidità alle imprese in questo momento è importante anche se costa quasi nulla alla finanza pubblica. Ma bisognerebbe dire loro: se non ce la farai a pagare le rate, lo farò io e tu non correrai per questo il rischio di fallire. Perché il dramma che stiamo vivendo da settimane è provocato dal virus, ma quello che sta accadendo a te imprenditore è stato provocato da me con le scelte di governo che ho fatto. E quindi io ho la responsabilità di risarcire il danno che ti ho provocato. Se parliamo di equità e giustizia, il governo dovrebbe avere l'obbligo di risarcire le imprese di tutto ciò che ha fatto loro perdere. Ma questa responsabilità non sente, mancano i soldi e peraltro non vengono nemmeno cercati (il Tesoro non ha fatto alcuna emissione straordinaria per fare più debito, sperando evidentemente in aiuti della Ue). Almeno non prenda in giro le mille Margherita che ci sono in Italia. Ps. Anche ieri gli italiani con la pancia vuota non sono riusciti a riempirla con le promesse del governo. Non uno ha ricevuto i famosi 600 euro di marzo, non uno ha avuto in mano il buono spesa erogato dai comuni. Sta diventando una tortura.

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