Coronabond sì o no
Il derby tra Ue e sovranisti mette a rischio il governo Conte
Non si chiude la partita politica tra sovranisti ed europeisti. Nemmeno l'ex premier tedesco Schroeder è riuscito a convincere il governo guidato da Angela Merkel ad accettare i coronabond. Poi ci sono gli altri Stati del Nord che hanno rimarcato ancora la loro contrarietà alla misura richiesta dall'Italia e altri otto paesi, tra cui la Francia. L'Unione sembrava essersi svegliata dopo l'iniziale minimizzazione dell'emergenza: il bazooka della Bce (750 miliardi stanziati per acquistare titoli di Stato dei paesi membri), i 100 miliardi per finanziare la cassa integrazione, e dunque sostenere i lavoratori, gli 11 miliardi di fondi strutturali non spesi lasciati all'Italia e, soprattutto, lo stop al patto di stabilità. Una strategia che ha tolto spazio e consenso ai sovranisti che, paradossalmente, si sono ritrovati nella necessità di chiedere a gran voce un intervento all'Europa. Il no ai coronabond fa invece indietreggiare l'Ue di qualche casella nel complicato gioco di Bruxelles e permette ai critici di recuperare terreno. Ecco, l'occasione per entrambi è unica. L'Unione può costruire finalmente una politica comunitaria e marginalizzare i sovranisti. Se non ci riuscirà, saranno questi ultimi a dare scacco matto all'Europa. Una partita che coinvolge anche il governo Conte che su eurobond e Mes si gioca la sopravvivenza della sua stessa maggioranza.