Caro Mattarella, le tasse no
Ha detto che usciremo da questa crisi come da una guerra. Allora faccia tacere l'Agenzia delle Entrate. La ripresa passa per tre cose: il ritorno alla piena libertà, un piano Marshall di aiuti e uno stop al peso fiscale
Caro Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, le scrivo perché con le libertà degli italiani confinate - salvo spesa alimentare e uscite per andare a lavoro, in farmacia o poco altro - ai domiciliari in nome della salute pubblica, è arrivato il momento che chi guida questo Paese, e lei è la massima autorità costituzionale, si faccia carico delle parole che ogni giorno la politica rovescia sugli italiani in emergenza e rinserrati nelle loro case. Lei, caro Presidente, in questi giorni terribili degli italiani alle prese con il virus, ricordando l'eccidio delle Fosse Ardeatine, ha detto: “L'eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti”. Poi ha aggiunto: “Al termine di quegli anni terribili, segnati dalla dittatura e dalla guerra, l'unità del popolo italiano consentì la rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra Nazione. La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l'intera comunità”. Parole di consapevolezza della gravità del momento che paragonano l'Italia del dopo coronavirus (sperando arrivi il prima possibile questo tempo) all'Italia del Secondo dopoguerra. Siccome le parole hanno un significato, se dobbiamo stare al suo paragone, questo dovrebbe voler dire per gli italiani, pronti a ripartire dopo il virus, tre cose: il ritorno alle loro piene libertà; un piano Marshall che li aiuti economicamente (nel secondo dopoguerra ci fu, eccome); uno stop al peso fiscale dello Stato. Sarebbero tre punti da cui ricominciare, assieme al quarto, la semplificazione della nostra dannata burocrazia. Per questo Presidente le scriviamo, con la passione democratica che i giorni attuali richiedono, queste poche righe. Cosa c'entrano con le parole dell'Italia in guerra e che dovrà ripartire nel dopoguerra, le considerazioni fatte ieri in una intervista al “Corriere della Sera” da Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate e della Riscossione che, a proposito delle tasse dopo l'emergenza, ha detto: “Moratoria per tutto il 2020? Lo Stato non reggerebbe”. Il che vuol dire che le tasse, seppur con qualche distinzione, dovranno essere pagate da chi potrà contribuire. Presidente Mattarella, ma può parlare delle tasse durante una guerra o nell'immediato dopoguerra, l'Agenzia delle Entrate? Lei capisce che con gli italiani chiusi in casa questo non ha senso. A meno che la politica non voglia negare il paragone fatto, cioè che siamo in guerra, e di conseguenza liberare con tante scuse gli italiani. Ma questo non accadrà a breve, pare. Quindi, per favore, fate tacere in queste ore l'Agenzia delle Entrate. E, altro aspetto non da poco, fate parlare il meno possibile anche Pasquale Tridico, il presidente dell'Inps, che martedì sera ospite di un programma televisivo ha spiegato agli italiani: “Abbiamo i soldi per pagare le pensioni fino al momento in cui è stato sospeso il pagamento dei contributi. Quindi fino a maggio non c'è problema di liquidità anche perché possiamo accedere ad un 'tesoretto' che è il Fondo di Tesoreria dello Stato. Dopo di che immagino che in aprile ci sarà un altro decreto che dovrà anche dire cosa succederà alla sospensione dei contributi”. E dopo maggio, si stanno chiedendo in queste ore i pensionati italiani in guerra contro il virus, cosa accadrà? Presidente Mattarella, faccia tacere l'Inps e l'Agenzia delle Entrate, grazie. Perché delle due l'una: se non siamo in guerra, liberi tutti. Ma se siamo in guerra azzittite i chiacchieroni. I negozi sono chiusi, le partite Iva a casa, gli artigiani e gli imprenditori pure. Non fate della ossessione del rigore fiscale il nostro dopo virus. Non sarebbe un piano Marshall ma il suicidio, peraltro neppure assistito, di un Paese intero che non se lo merita. Se è una guerra, come la politica va dicendo, risparmiateci almeno il fuoco amico.