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Emilia Romagna, se è un test locale allora come mai a Roma tremano così?

Il voto last minute e il voto disgiunto potrebbero essere decisivi nell'assegnare la poltrona di governatore in Emilia Romagna

Andrea Amata
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Le elezioni regionali in Emilia-Romagna possono emettere la citofonata a distesa per l'inquilino di Palazzo Chigi. Potrebbe essere una scampanellata talmente intensa da non poterne ignorare l'effetto acustico. Il leader della Lega Matteo Salvini ha monopolizzato l'agenda mediatica, trascinando i temi nazionali sulla competizione regionale. Dunque, l'esito elettorale non potrà essere derubricato a test locale essendosi trasformato in un teatro competitivo nazionale con la presenza capillare sul territorio emiliano-romagnolo di Matteo Salvini che ha spinto l'outsider Lucia Borgonzoni a un recupero  sul presidente uscente Stefano Bonaccini, appianando l'iniziale divario. Aver reso l'Emilia-Romagna una regione contendibile per il centrodestra, dopo 50 anni di egemonia assoluta della sinistra e di stratificazione ininterrotta del suo potere, è già un risultato impensabile fino a qualche mese fa. Stefano Bonaccini ha condotto una campagna elettorale dignitosa nel tentativo di denazionalizzare il confronto per vincolare il giudizio dei cittadini ai rendimenti amministrativi della Regione tanto che ha mimetizzato il simbolo del Pd per l'evidente necessità di sottrarsi alla suggestione negativa che evoca. L'immagine pervasiva di Salvini ha trainato la Borgonzoni, laddove la figura defilata del Pd è stato il valore aggiunto per Bonaccini. Gli analisti statistici ci hanno comunicato un testa a testa fra la Borgonzoni e Bonaccini con un'ampia fascia di indecisi da cui probabilmente verrà decretato il vincente. Il voto last minute e il voto disgiunto potrebbero essere decisivi nell'assegnare la corona di governatore. Mentre un discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle che è andato solingo alle elezioni in Emilia-Romagna e rischia di precipitare rovinosamente, palesando la propria irrilevanza. I grillini potranno rientrare in partita solo consegnandosi ad una proiezione di alleanza strategica con il Pd, riconfigurando una competizione bipolare del sistema politico. La stagione tripolare si è ormai esaurita con i Cinque Stelle non più equipaggiati elettoralmente per coltivare velleità di autosufficienza. La democrazia dell'alternanza può riprendere vigore dalle consapevolezze che matureranno dopo il voto in Emilia-Romagna con il Pd contuso dall'urto elettorale e il Movimento estenuato dall'irrilevanza. Quindi gli effetti del voto di oggi possono dotare il sistema politico di una conformazione competitiva bipolare, stanando le forze "intermedie" che pullulano nella galassia centrista e che vorrebbero tesaurizzare con il proporzionale la loro utilità marginale occupando il limbo dello spazio politico. Il Paese ha bisogno di trasparenza politica, di coalizioni pre-elettorali, di un sistema che consenta ai cittadini di giudicare le alleanze prima del voto. Se il ribaltonista governo Conte II dovesse perpetuarsi nell'indifferenza degli inequivocabili e reiterati segnali pronunciati dai cittadini significherebbe consegnarsi alla decadenza inarrestabile. Il citofono potrebbe trasformarsi in un vuvuzela assordante che esorta l'arbitro Mattarella ad interrompere l'agonia del governo e il vulnus alla democrazia sostanziale per affidare alle libere elezioni la scelta di una maggioranza parlamentare in sintonia con la volontà del Paese.

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