senza stile
Emilia Romagna, la mossa sfacciata di Conte terrorizzato dalle elezioni
Nell'ultima notte prima del silenzio elettorale per il voto nelle regionali dell'Emilia Romagna e della Calabria il presidente del Consiglio Giuseppe Conte- disdetti tutti gli impegni esteri- ha chiamato a raccolta i suoi ministri per l'atto forse più indecente che si ricordi nella pure non adamantina storia dei governi della prima e della seconda Repubblica. A poche ore dal voto la maggioranza rosso gialla in piena notte ha voluto distribuire per decreto legge 3 miliardi di euro del cuneo fiscale, anche se materialmente nessuno potrà ricevere nulla prima del mese di luglio, come era già stabilito dalla legge di bilancio 2020. Naturalmente un decreto legge in una notte di gennaio con l’urgenza di dare una mancia da luglio in poi è già scandaloso in sé, perché la distanza stessa di quei tempi dice che di urgenza non ce ne era proprio alcuna, se non quella di cercare alla disperata di recuperare qualche manciata di voti grattando la pancia a emiliani e romagnoli ritenuti evidentemente pesci che abboccherebbero a qualsiasi amo loro gettato. La riduzione del cuneo fiscale era ampiamente annunciata, perché è la sola cosa non negativa inserita nella legge di bilancio dal governo rossogiallo, e richiedeva di essere dettagliata per dare modo di applicarla alle buste paga degli italiani con un pizzico di anticipo. Si pensava a un provvedimento di legge dopo Pasqua, se proprio ci fosse stata la frenesia di adottarlo, magari anche alla vigilia di quella festività, nel mese di marzo., Ma non c’era alcuna necessità di approvarlo a gennaio, tanto meno nell’ultima notte disponibile prima delle elezioni regionali. Nessuno aveva mai osato tanta spregiudicatezza in campagna elettorale, e il caso più simile a questo fu criticatissimo sicuramente dal partito di maggioranza oggi al governo: il M5s. Il precedente fu infatti quello di Matteo Renzi con i suoi 80 euro distribuiti a 10 milioni di italiani proprio alla vigilia delle elezioni, che in quel caso erano europee. Ma non accadde la notte prima della chiusura della campagna elettorale: quel decreto fu portato in consiglio dei ministri e lì approvato il 21 aprile del 2014 quando mancava più di un mese al voto europeo. Non era l’ultima notte possibile prima del voto. La scelta fatta da Conte e dai suoi ministri ricorda invece più da vicino le campagne elettorali di ’O Comandante, e cioè Achille Lauro, che a Napoli donava agli elettori un paio di scarpe. Prima del voto distribuiva però solo la sinistra. Se eletto arrivava loro quella destra. È più o meno quel che è accaduto a palazzo Chigi nella notte fra giovedì e venerdì alla vigilia del silenzio elettorale. Con un po’ di stile se proprio tutti avessero avuto la fregola di approvare il decreto sul cuneo fiscale, si sarebbe potuto portare in consiglio dei ministri la prossima settimana, fosse anche per recuperare un po’ di popolarità che le urne malauguratamente avessero segnalato smarrita. Ma come diceva Totò, signori si nasce e modestamente a palazzo Chigi e dintorni nessuno nacque così. Infatti non è bastato il cuneo alla nostra allegra compagnia di governo. Perché il consiglio dei ministri al termine ha approvato anche stanziamenti urgenti per questioni di protezione civile. Il primo di 25,4 milioni di euro. Toh, che caso: «per la realizzazione degli interventi nei territori della Regione Emilia Romagna». Urgentissimi - questo non si può discutere - perché riguardavano gli «eccezionali eventi metereologici che si sono verificati nel mese di maggio 2019», quasi un anno fa. Il secondo stanziamento è stato di proporzioni assai più ridotte: 3 milioni di euro. Vuoi la coincidenza? «Per la realizzazione di interventi nei territori delle province di Bologna, Modena e di Reggio Emilia». Anche qui ovviamente per sanare i danni di eventi atmosferici avversi. Soldi urgentissimi perché gli eventi erano quelli del 22 giugno 2019. Un consiglio dei ministri così indecente proprio non si ricorda nella storia repubblicana. Ma fa ben capire il terrore che regna a palazzo Chigi e nelle fila della maggioranza di governo per l'esito del voto di domenica. Ma non erano solo banali regionali in Emilia Romagna e Calabria che mai e poi mai avrebbero sfiorato l’esecutivo? Ho l’impressione di no.