il caso
La citofonata di Salvini fa infuriare la Tunisia
Un colpo di citofono a Bologna, scatena la diplomazia a Tunisi. E se Matteo Salvini è sempre convinto di chiudere i porti in Italia agli immigrati clandestini, ora è la Tunisia che vuole chiudere gli approdi per non far entrare nel paese africano il leader del Carroccio. Uno scenario dal sapore pirandelliano, frutto di un fuori programma messo in scena a Bologna dall’ex vicepremier leghista. E così il deputato tunisino, Yassine Ayari, eletto nella circoscrizione Francia settentrionale, scrive al ministro dell’Interno della Tunisia proprio per impedire a Salvini di entrare nel paese africano e considerarlo «persona non grata». Ma cosa ha combinato il capo della Lega? L’altro ieri sera, in piena campagna elettorale, Salvini ha avviato una ricerca, tra i citofoni di Pilastro, periferia di Bologna, dello «spacciatore tunisino», indicato da una signora che ha perso il figlio per overdose. Ha quindi suonato alcuni campanelli cercando un uomo e suo figlio. «Buonasera, c’è qualcuno che dice che da lei parte lo spaccio della droga nel quartiere...», ha detto Salvini in piena diretta social. E prima di lasciare Pilastro, il leader della Lega ha spiegato le ragioni del suo gesto. «Ho citofonato a un signore che è stato segnalato come presunto spacciatore per chiedergli se spaccia o non spaccia - ha detto l’ex vice premier-. L’ho fatto in qualità di cittadino». Intanto, la cronaca riporta che l’auto della donna che ha accompagnato Salvini è stata trovata ieri mattina con il parabrezza scheggiato e i vetri laterali rotti: probabilmente colpita da un sasso. Mentre il ragazzo, nato in Italia, e il padre di origine tunisina, a cui Salvini ha citofonato, hanno contattato un avvocato per un’eventuale tutela legale. E proprio grazie a una dichiarazione affidata alla difesa, il ragazzo si difende: «È una brutta cosa, mi viene da pensare come la gente mi guarda. Non è giusto. Io non sono uno spacciatore, gioco a calcio, tra pochi mesi divento padre. Salvini deve levare quel video dalla rete». Ma Salvini non molla: «La lotta alla droga va combattuta giorno e notte, via per via, citofono per citofono... non sono affatto pentito di aver fatto quella citofonata». Citofonata che ha prodotto un’altra missiva, questa volta a firma dell’ambasciatore della Tunisia a Roma, Moez Sinaoui, all’indirizzo del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, esprimendo la sua «costernazione per l’imbarazzante condotta» di Salvini. In altri termini, il diplomatico ha definito quella del capo del Carroccio una «deplorevole provocazione senza alcun rispetto del domicilio privato» da parte di un «pubblico rappresentante dell’Italia», paese che vanta «un’amicizia di lunga data con la Tunisia». Nell’episodio, ha sottolineato Sinaoui, è stata «illegittimamente diffamata una famiglia tunisina» durante la campagna elettorale per le regionali. Anche le Ong esprimono indignazione per il gesto Salvini. Ma di certo, non sono una novità gli attriti tra l'ex ministro dell’Interno e la Tunisia. Già nel giugno del 2018 i rapporti tra il segretario della Lega e il Paese nordafricano avevano subito un forte scossone. Dopo aver visitato l’hotspot di Pozzallo, l'allora titolare del Viminale, Salvini aveva affermato che «la Tunisia è un paese libero e democratico dove non ci sono guerre, epidemie e pestilenze, che non sta esportando dei gentiluomini ma spesso e volentieri dei galeotti». E anche in questo caso, il ministero degli Esteri tunisino aveva convocato l’ambasciatore italiano, Lorenzo Fanara, per trasmettergli il «profondo stupore» del governo del Paese nordafricano per le parole di Salvini. Crisi poi rientrata nelle settimane successive e Salvini, dopo pochi mesi era stato accolto a Tunisi in visita ufficiale.