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Bufera sul M5s, voci di dimissioni per Luigi Di Maio

Carlo Antini
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Luigi Di Maio pronto a fare un passo indietro. Nelle ultime ore attorno a lui si sono susseguite voci di dimissioni da capo politico. Ma il diretto interessato, cercato da Il Tempo, non conferma e non smentisce. Uragano in arrivo nel M5S. Dopo settimane di indiscrezioni e rumors, Luigi Di Maio potrebbe annunciare il suo passo indietro da capo politico del Movimento. Un vero e proprio terremoto a cinque giorni dalle Regionali in Calabria e Emilia Romagna che, secondo quanto si apprende, avrebbe colpito di sorpresa anche alcuni membri di governo pentastellati. Tutti convocati a Palazzo Chigi per delle dimissioni "controllate" nella direzione di una gestione più collegiale. Certo, una mossa eclatante in un momento delicatissimo anche per il governo rossogiallo. «Si dimette prima delle regionali. Dicono», è il commento sibillino di Gianluigi Paragone, senatore espulso a inizio anno e che guida un gruppo di dissidenti anti-Pd. Il 2020 del M5S, insomma, è iniziato esattamente come quello passato: tribolatissimo e senza un solo giorno di tregua per Di Maio, ormai deciso a farsi da parte. L'ultima tegola sono altre due defezioni: salutano, infatti, il Gruppo alla Camera Nadia Aprile e Michele Nitti, annunciando il passaggio al Misto.  Per approfondire leggi anche: Di Maio e l'operazione Sophia «Sono giunta alla determinazione di non poter più continuare a militare nel MoVimento di cui, sebbene condivida ancora i principi ispiratori, non mi è più possibile tollerare i metodi», spiega la parlamentare, che attacca i vertici per le accuse sulle mancate restituzioni con un procedimento «illegittimo e infondato». La reazione? Arriva pochi minuti dopo i primi lanci di agenzia, con fonti pentastellate che spiegano in maniera netta come il motivo dell'addio sia un imminente provvedimento disciplinare". "Basta andare sul sito tirendiconto.it per vedere che la deputata Nadia Aprile ha effettuato la sua ultima restituzione a dicembre 2018, mentre per Michele Nitti le restituzioni sono ferme ad Aprile 2019", si argomenta dalla Casa M5S. Secondo alcuni spifferi parlamentari, i due potrebbero presto trovare rifugio nella futura formazione dell'ex ministro Lorenzo Fioramonti, ma non sono in pochi a temere nuove espulsioni dei probiviri nelle prossime ore. Molti sono corsi ai ripari in questi giorni, quindi si tratterebbe eventualmente di un numero "contenuto" di cartellini rossi che, assicurano fonti interne al Movimento, non andrebbero a minare la tenuta dell'esecutivo a guida di Giuseppe Conte. "La maggioranza è solida sia alla Camera che al Senato, non vedo preoccupazioni", ha ribadito ai cronisti il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Tutti gli occhi sono su Di Maio ora, nonostante fosse atteso per presentare i facilitatori regionali. Per loro hanno votato 53.846 iscritti su Rousseau per tre aree: Formazione e coinvolgimento; Relazioni interne (rapporti con gli eletti del MoVimento della regione, punto di supporto per le liste) Relazioni esterne. Si attendono ancora i nomi dei candidati per Liguria, Puglia e Toscana, ma l'impressione è che il futuro del M5S passi adesso da Roma. Per il dopo Di Maio, eletto a furor di popolo nel 2017, ci sarebbe Vito Crimi, componente anziano del Comitato di garanzia. Ma le certezze sembrano davvero debolissime. 

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