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Zinga e la restaurazione. La cosa davvero triste è che copia Veltroni

Nicola Zingaretti

Riccardo Mazzoni
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A Cornigliano, in due giorni di conclave, Zingaretti ha definitivamente sepolto il riformismo, categoria politicamente ostica per gli eredi del cattocomunismo, e che infatti nella stagione del Pd è quasi sempre rimasta alla stregua di uno slogan vuoto di contenuti. Eppure qualche anima bella aveva addirittura auspicato che il 19 gennaio, nel ventennale della morte di Craxi, una delegazione piddina di primo livello si recasse a rendere omaggio alla Canossa di Hammamet per ricucire una ferita storica nel segno, appunto, del riconoscimento dei meriti riformisti del leader socialista. Sarebbe stata la nemesi per gli sconfitti della storia, ma nulla di tutto questo avverrà, e forse è meglio così, perché le storiche divisioni della sinistra, come le ragioni e le colpe, non sarebbero certo state superate da un omaggio forzato, tardivo e dunque ipocrita. Per approfondire leggi anche: ZINGARETTI LANCIA FASE NUOVA PD  Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che Zingaretti avrebbe percorso la strada esattamente opposta, pianificando l'alleanza strategica tra il suo “nuovo” Pd e la strana galassia a Cinque Stelle. Un percorso politico che va perfino oltre l'annunciata riedizione del frontismo - mossa prevedibile dopo la breve parentesi renziana - e che, in questa fase tattica, prevede un solo comandamento: far durare il governo e impedire l'implosione del grillismo che provocherebbe, inevitabilmente, la fine anticipata della legislatura. E infatti i cinque punti presentati dal segretario in conclave non sono altro che una serenata politica al Movimento in caduta libera, a partire dal mantenimento del reddito di cittadinanza e di quota 100 per finire ai cedimenti sulla prescrizione e all'apertura indiscriminata all'ambientalismo talebano... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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