guarda che strano
Mancate restituzioni, dopo la denuncia il M5S salva i furbetti
Lo sapevo che parlando di rendicontazioni e restituzioni avrei scoperchiato il vaso di Pandora e soprattutto seminato il panico. Perché l’ho fatto? Perché è un tema identitario del Movimento, perché è un pezzo del patto con gli elettori. E quindi se vado a processo per non aver rispettato una regola (ho negato la fiducia a un governo europeista) sebbene nel programma elettorale fossero scritte tesi di segno opposto, era sacrosanto che chiedessi al collegio dei probiviri di pronunciarsi sul tema delle restituzioni con altrettanta solerzia e intransigenza. Così abbiamo fatto l’elenco dei morosi. Un elenco che tengo costantemente sott’occhio. Proprio in questa modalità di controllo, ieri mi sono accorto che la regola delle restituzioni ha subito una eccezione al principio: «Ad oggi - era scritto in alto - i portavoce devono aver completato la rendicontazione fino al mese agosto 2019, i mesi successivi non sono da considerarsi come ritardo». Una specie di bonus natalizio, diciamo. Non so chi abbia avuto l’idea ma non sono così certo che le regole si possano cambiare in corsa smentendo tutte le mail che lo Staff delle Rendicontazioni ci ha finora mandato puntualmente (delle quali ho copia) e in cui - prendo l’ultima di novembre - si scriveva testualmente: «Gentile Gianluigi, è possibile effettuare tramite il portale la rendicontazione e le restituzioni per il mese di NOVEMBRE 2019. La SCADENZA (scritto proprio in maiuscolo per scandire la perentorietà ndr) entro la quale completare la rendicontazione fino al mese di NOVEMBRE 2019 (maiuscolo e grassetto nero ndr) ed effettuare i relativi bonifici di restituzione è il 31 GENNAIO 2019 (scritto sempre in maiuscolo, in neretto e pure in «cazzolese» visto che manco si erano accorti che il gennaio in questione doveva essere quello del 2020 ndr)». Questo tentativo di interpretare le regole inizia ad essere imbarazzante soprattutto per una forza che esprime il ministro della Giustizia: le rendicontazioni andavano fatte con una certa puntualità e non si può cambiare la perentorietà della scadenza per paura di una emorragia nei gruppi. Quindi se l’espulsione dal gruppo parlamentare diventa implacabile per il sottoscritto non vorrei che fosse arbitraria su tutto il resto. Se così fosse sarò costretto a rivolgermi alla magistratura ordinaria. Aggiungo - e chiudo - che non concederò ai probivi la possibilità di scegliersi i tempi entro i quali pronunciarsi sulle posizioni aperte: prima del mio caso ce ne sono decine pendenti da tempo. Pertanto il conto della serva è presto fatto: 1) il collegio dei probiviri deve essere formato da componenti in assenza di vizi di incompatibilità (la stessa Fabiana Dadone era entrata con votazione su Rousseau lo scorso giugno con Raffaella Andreola in sostituzione del ministro Riccardo Fraccaro e della presidente di commissione Nunzia Catalfo); 2) il collegio deve smaltire le cause pendenti, anche per dimostrare che la velocità di giustizia vale soprattutto in casa Cinquestelle; 3) il collegio deve pronunciarsi su chi non ha restituito per tempo e infine anche sul mio caso di ribellione al Palazzo sebbene in stretta osservanza col programma. Mi auguro che nel frattempo non si cambino ulteriormente le regole scrivendole in modo tale che sia evidente a tutti che i rompiscatole non sono graditi. (Anche se un po’ lo han capito tutti).