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L'ex ministro Fioramonti ancora nel mirino. I ricercatori: "E' stato incoerente"

La denuncia dei rappresentanti dei dottori di ricerca: "Ha parlato tanto di cervelli in fuga, ma non ha fatto nulla per aiutarci"

Carlantonio Solimene
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Lorenzo Fioramonti ha lasciato il ministero dell'Istruzione ma gli attacchi contro di lui non si fermano. In particolare ora a scagliarsi contro l'ormai ex ministro è il Direttivo del Gruppo V.I.Ph.D, per la Valorizzazione Italiana del dottorato di ricerca. Che accusa Fioramonti di aver più volte denunciato il problema dei "cervelli in fuga" senza però mai aver dato seguito alle sue parole. E, nel dettaglio, avendo avallato l'esclusione dei dottori di ricerca dal concorso straordinario per la stabilizzazione dei precari della scuola e per non aver mai concesso udienza ai rappresentanti della categoria nonostante le ripetute richieste.  "Visto che nella sua sentita lettera di dimissioni - si legge nel comunicato - l'ormai ex Ministro denuncia: 'La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un'emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana', vorremmo raccontare proprio la versione dei 'cervelli in fuga', cioè dei Dottori di ricerca". "Prendiamo atto - si legge ancora - non solo delle dimissioni di Lorenzo Fioramonti ma ancor prima e più gravemente dell'esito delle votazioni in Parlamento dei vari emendamenti al Decreto Scuola, il cosiddetto 'salva precari', e dell'esclusione dei dottori di ricerca (in possesso anche dei 24 cfu) dal concorso straordinario. Tale esclusione è stata risolutamente confermata lo scorso 19 dicembre quando, con il voto di fiducia chiesto dal Governo al Senato, il testo del Decreto 'salva precari' è diventato legge". Per i ricercatori, le motivazioni addotte per l'esclusione del concorso sono tutte infondate. In particolare, lo era la sentenza della Consulta che ha negato l'equivalenza e l'equiparazione di dottorato e abilitazione all'insegnamento scolastico. Questo perché i possessori di un dottorato non chiedevano l'abilitazione diretta, ma proprio di partecipare a un concorso abilitante.  "Ma c'è di più - si legge ancora - l'emendamento bocciato si riferiva appunto ai dottori di ricerca in possesso anche dei 24 cfu, a differenza di tutti i precari, statali e paritari, con 36 mesi, che non li hanno mai conseguiti perché a suo tempo, in vista del concorso ordinario, il MIUR li dispensò dal farlo, di fatto equiparandoli nei contenuti all'esperienza e alle competenze acquisite in 36 mesi di servizio a scuola. Questo significa che sono state volutamente escluse persone non soltanto massimamente preparate sulle proprie discipline (come certificato dallo Stato italiano con il titolo di Dottore di ricerca) ma anche già testate e promosse, sempre dallo Stato italiano, tramite esami all'università, su quelle competenze specifiche legate all'insegnamento scolastico che i PhD si presume non posseggano in virtù del loro titolo e che i precari con 36 mesi di servizio dovrebbero aver acquisito 'sul campo', senza tuttavia che in proposito vi siano mai state una verifica e una valutazione ufficiali". I dottori di ricerca contestano anche la pretesa espressa dai gruppi di maggioranza che si possa "conoscere benissimo la materia ma non essere un buon insegnante”. "Siamo d'accordo - scrivono -  tutti abbiamo di certo avuto l'esperienza, da studenti, di professori magari preparatissimi ma negati per quel ruolo. Questo però prova, anzitutto, che finora non si è trovata alcuna procedura capace di scremare davvero i buoni insegnanti dai pessimi insegnanti. E soprattutto: in che modo rispondere a un test a crocette e simulare una lezione all'orale finale dovrebbero attestare, senza ombra di dubbio, l'attitudine all'insegnamento? Ma ancora di più: questa 'selezione' dovrebbe semmai avvenire prima di andare in cattedra, non dopo 36 mesi o più di permanenza nella scuola! In questa frase, cioè, si sta trasformando l'esito finale (di una qualche forma di valutazione) nella premessa, visto che le persone ammesse al concorso straordinario non sono ancora state saggiate in tal senso". Nel mirino finisce anche il Partito democratico: "I dottori di ricerca 'ringraziano' infine il PD per aver ricordato loro che il titolo di studio più alto a livello internazionale finora è valso solo 12 punti ai fini concorsuali, ovvero è stato fatto corrispondere ad una annualità di servizio scolastico. Peccato che il dottorato abbia durata triennale (o quadriennale a seconda dell'indirizzo di studi) e che questi anni di servizio presso il MIUR (nel corso dei quali peraltro i dottorandi hanno facoltà di svolgere attività didattica secondo il D.M. 45/2013) siano anni solari pieni, non anni scolastici per il cui computo a fini di punteggio pieno e valore concorsuale bastano 180 giorni, oltre ad essere 3 o 4 anni di formazione e di didattica su materia riconosciuti dall'appartenenza allo specifico Settore-Scientifico-Disciplinare (SSD) di riferimento, diversamente dall'unico anno su materia su 3 richiesto come requisito minimo per accedere allo straordinario. A rigor di logica, quindi, i punti attribuiti al dottorato nei concorsi dovrebbero essere non meno di 36 (12x3)". Infine, una nota "economica": "L'emendamento - si legge nel comunicato - ha ricevuto parere negativo perché la platea di possibili aventi diritto poteva arrivare a 300mila dottori di ricerca e quindi anche il Ministero dell'Economia avrebbe avuto non poche difficoltà. In questo caso, ad essere straordinaria è la capacità di sparare cifre esagerate: sarebbe bastata una ricerca un minimo accurata su internet, per imbattersi in indagini condotte dall'ISTAT, da Almalaurea e dall'ADI, nonché nei relativi articoli giornalistici di commento, per scoprire che durante gli anni Ottanta sono stati proclamati meno di 2.000 nuovi dottori di ricerca l'anno e pochi di più nel corso dei Novanta; nei primi anni Duemila si è registrato un incremento consistente, arrivando a superare quota 10mila e dal 2010 ad oggi la cifra media è di circa 9.000 nuovi PhD all'anno. Il totale, per quanto non preciso all'unità, si aggira sui circa 191.000 PhD da quando è stato istituito sino ad oggi".

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