scontro alla camera
La manovra finisce in rissa
Il governo pone la questione di fiducia sulla manovra alla Camera. Le votazioni inizieranno oggi alle 15.30 con le dichiarazioni di voto in programma dalle 14. Un testo arrivato dal Senato blindato in una sessione domenicale dove le opposizioni hanno manifestano la loro rabbia per il modus operandi del governo giallorosso. Le voci di dissenso che si alzano quando il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, prende la parola sono la cartina di tornasole del momento. Un clima torrido, nonostante l'Aula inizialmente semivuota. Per snellire ulteriormente i tempi alcuni deputati della maggioranza rinunciano al loro intervento, altrettanto ovviamente non fanno le opposizioni. La più battagliera è Fratelli d'Italia, che chiede ed ottiene l'ampliamento dei tempi della discussione. Fi, Fdi e Lega prendono di mira in prima persona il presidente della Camera, Roberto Fico. A tal proposito, prima che la terza carica dello Stato si sieda al suo posto, c'è un duro scambio di battute fra i due vicepresidenti della Camera, Fabio Rampelli e Roberto Rosato. Il primo, nel corso del suo intervento definisce il presidente dell'Aula "molto poco fico" causando la reazione del secondo che, in quel momento, presiede la seduta. Fico viene tacciato pure di aver violato il regolamento, un'accusa rispedita al mittente. "Anche io non sono contento dei tempi e ho usato tutti gli strumenti possibili, ma a questo punto non si può andare oltre", la sua risposta. Il presidente della Camera inoltre sottolinea la necessità di "mandare la legge al Capo dello Stato per la firma" e il rischio dell'esercizio provvisorio. Il secondo capo d'accusa delle opposizioni al Pd e M5S è invece tutto politico, ovvero quello di applicare la stessa formula di blindatura della manovra duramente criticata in passato quando si trovavano all'opposizione. Critiche feroci nei confronti delle quali i giallorossi preferiscono soprassedere. "Abbiamo portato a termine un 'piccolo miracolo'. Non è stato facile perché questo governo è nato qualche mese fa, in un contesto del tutto inaspettato, ma per una ragione ben precisa: assumersi la responsabilità di governare il Paese in una situazione difficile in termini di conti pubblici, dovendo anche disinnescare un pericolo da 27 miliardi, 23 miliardi per gli aumenti Iva e 3 di spese indifferibili e un miliardo per le spese obbligate sul fronte investimenti. Una minaccia per i risparmi di tutti i cittadini italiani", sottolinea in Aula il relatore di maggioranza Ubaldo Pagano. E dalle pagine di 'Avvenire' il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri aggiunge: "Vogliamo intraprendere un cammino ambizioso che attraverso il dialogo e il confronto con tutti punta a rendere l'Italia un Paese non solo più prospero ma più giusto e più unito". Dopo l'ultimo passaggio alla Camera toccherà alla prova dei fatti.