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M5S, la capriola di Di Maio. Perché due pesi e due misure

Nel caso Diciotti Luigi Di Maio si schierò con Matteo Salvini. Adesso lo condanna

Andrea Amata
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Il prossimo 20 gennaio il Senato si pronuncerà sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per l'accusa, formulata dal tribunale dei ministri di Catania, di aver sequestrato 131 profughi a bordo della nave "Bruno Gregoretti". Per approfondire leggi anche: GREGORETTI, CI SONO LE PROVE SCAGIONANO SALVINI Le toghe contestano a Salvini di aver abusato dei suoi poteri privando della libertà personale i migranti. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha annunciato che voterà per sottoporre a processo giudiziario il suo ex collega di governo con cui ha condiviso la responsabilità politica dell'azione di contrasto al flusso indiscriminato dei migranti. Per analogia con la vicenda Diciotti i grillini avrebbero dovuto ribadire l'autonomia della politica dalle interferenze giudiziarie, invece con una capriola disinvolta sconfessano se stessi e impugnano l'arma giustizialista nel tentativo di depotenziare l'ascesa del leader leghista. Di Maio assumendo una linea opposta a quella abbracciata sul caso Diciotti, con la negazione dell'autorizzazione a procedere, si dichiara come soggetto inaffidabile che muta condotta in base all'utilità contingente. La linea dura imposta dall'ex ministro degli Interni era condivisa dal Movimento, tanto è vero che nella notte tra il 26 e il 27 luglio scorsi con l'ingresso della nave Gregoretti nel porto di Augusta in Sicilia i ministri pentastellati, Toninelli e Di Maio, intimavano con ufficiali comunicazioni alla Ue di operare il ricollocamento dei migranti soccorsi. Il 31 luglio si formalizzava la disponibilità di Bruxelles alla redistribuzione con la conseguente disposizione di Salvini di autorizzare lo sbarco. Sul precedente della Diciotti il presidente del consiglio Giuseppe Conte si autodenunciò, proclamandosi correo del crimine contestato al suo ministro, mentre oggi su un caso equivalente si imbosca nell'opportunismo pur di ledere il leader del Carroccio. I grillini dissotterrano l'arma impropria del giustizialismo per combattere l'avversario che non riescono a contenere con la legittima contrapposizione politica, delegando alle aule dei tribunali il cerottaggio per tamponare l'emorragia di consensi che sta svenando il Movimento. L'accanimento giudiziario non porta fortuna ai suoi patrocinatori perché spesso ha l'effetto di provocare la reazione popolare di solidarietà contro il procedimento reputato ingiusto e politicamente orientato. Se nel merito della Diciotti, nave militare della Guardia Costiera, si era ritenuto che il ministro Salvini avesse agito nell'interesse nazionale, adottando un indirizzo politico non sindacabile da giudice penale, per quale motivo nell'analoga situazione della nave Gregoretti decadrebbero le motivazioni per negare l'autorizzazione a procedere? Persino la piattaforma Rousseau si pronunciò in favore di Salvini e Di Maio sembra aver dimenticato cosa decretò l'epicentro decisionale del suo Movimento. La legittimità dell'Italia a vietare lo sbarco degli immigrati sulle proprie coste è stata riconosciuta anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che respinse il ricorso presentato dalla Ong Sea Watch contro la scelta del governo di rifiutarsi di accogliere i suoi 47 ospiti. Una parte della magistratura, militante di una specifica area politica, vorrebbe processare le scelte politiche che in democrazia sono prerogativa delle forze elette in Parlamento. I Cinque Stelle continuano a rinnegare se stessi e dopo aver approvato il Mes che volevano liquidare, trasformando il dissenso in assenso, si accingono a processare azioni politiche da loro stessi sottoscritte, convertendo l'adesione in dissociazione. Le urne emetterano un conto salato al trasformismo a 5 stelle.

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