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Salvini contro i giudici: "Non sono mica Totò Riina"

Gaetano Mineo
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È riportato in cinquantanove pagine, l'atto di accusa dei giudici di Catania, pronti a processare il leader della Lega, Matteo Salvini, per l'oramai arcinoto caso della nave Gregoretti. Pagine spulciate dallo stesso ex ministro nel corso di un suo viaggio in Val d'Aosta e che l'hanno fatto esplodere appena arrivato nella città di Aosta per una manifestazione elettorale: «Si rassegni quel giudice, o mi arresta o vado avanti a fare quello che ho fatto finora, non mi mettono paura», raccogliendo un crescendo di applausi, direttamente proporzionale alla sua rabbia. Altro che ruspa, uno tsunami pronto ad attivarsi «quando andrò in tribunale e sarà una grande festa della libertà», assicura il capo del Carroccio. E riesplode: «Viviamo un momento surreale, arresti in Valle d'Aosta, in Calabria, in Piemonte, ma c'è qualcuno che vuole arrestare anche a Milano, non per corruzione, 'ndrangheta, stupro, ma per sequestro di persona, perché ho bloccato per 4 giorni lo sbarco di 131 immigrati».  Per approfondire leggi anche: GREGORETTI, ECCO LE PROVE CHE SCAGIONANO SALVINI In estrema sintesi, è questo il reato che avrebbe commesso l'ex titolare del Viminale secondo i giudici etnei e per il quale è già iniziato nella Giunta per le immunità parlamentari del Senato, l'esame della richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania proprio nei confronti di Salvini. E l'aria che vada a processo, il capo del Carroccio, sembra respirarla tutta, rischiando una pena massima di quindici anni. «Ditemi voi, più che per il reato di stupro, di spaccio o di rapina. Vi rendete conto della follia?», sbotta dalle valli valdostane. E, puntando il dito sui giudici etnei, rompe gli argini: «Poi a Catania...A Catania... A Catania, terra ahimè dove il cancro della mafia è ancora troppo presente. Ma andate a inseguire i mafiosi piuttosto che rompere le palle a uno che ha fatto il suo lavoro. Manco fossi Totò Riina»... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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