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Le sardine fricchettone abboccano alla sinistra. Gli elettori invece no

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Andrea Amata
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Le sardine continuano a sguazzare nelle piazze, esibendosi in una parata di stereotipi demodè e certificando un'indolenza di immaginazione. In loro prevale una visione «torcicollista» priva di prospettiva, ma prigioniera della retrospettiva antifascista. Nel movimento sardinesco vige una contraddizione logica perché la loro protesta si formula contro una congettura di governo di ispirazione sovranista e risparmia gli attuali ed effettivi titolari del governo nazionale con i grillini che approvarono i decreti sicurezza contro cui pinneggiano i pesciolini del caposardina Matteo Santori. Da piazza San Giovanni sono state enunciate delle proposte esilaranti come quella di imporre ai ministri la comunicazione nei canali istituzionali, interdendo l'uso di alternative piattaforme espressive. Esordire con un programma di limitazione dei mezzi con cui informare e, contestualmente, invocare libertà è quantomeno incoerente e sintomatico di uno stato confusionale. Così come la pretesa che il mondo dell'informazione protegga la verità con la corrispondenza dei messaggi ai fatti rivela un rapporto allergico con il pluralismo e un tic nostalgico verso gli organi di stampa ufficiali, tipici dei regimi repressivi, stile La Pravda sovietica. Dal leader delle Sardine sono state illustrate stringate, insipienti e immature proposte, rimanendo muto come un pesce, dunque fedele alla sua specie, sulle politiche finora adottate dal governo rosso-giallo. La piazza sardinesca... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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