sequestro di persona
Di Maio contro Salvini. Sulla Gregoretti il M5s voterà sì al processo
Niente archiviazione: il Tribunale dei ministri di Catania ha respinto la richiesta della Procura per Matteo Salvini sul caso della nave della guardia costiera Gregoretti. L’imbarcazione fu fatta sbarcare con 116 migranti il 31 luglio, dopo 3 giorni in mare con 131 persone a bordo in attesa di un porto sicuro, solo una volta raggiunto un accordo per la distribuzione con Germania, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo, più l’accoglienza in alcune strutture dei vescovi italiani. Per approfondire leggi anche: SBARCATI I MIGRANTI DELLA GREGORETTI La Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato dovrà di nuovo pronunciarsi sul concedere o meno l’autorizzazione a processare Salvini per sequestro di persona. Il 19 febbraio la negò per il caso della nave Diciotti, ma era un’altra vita, quella del primo governo Conte, che inviò una memoria a sostegno dell’ex ministro dell’Interno leghista, così come Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, e disse di assumersi «piena responsabilità politica di ciò che è stato fatto». Ora l’avvocato del popolo e il Capitano sono nemici giurati e l’esito del voto della Giunta ed eventualmente dell’aula è più che mai incerto. Una tegola per Salvini, ma anche per i precari equilibri del governo. Il leader leghista lo sa e punta a stanare gli ex alleati: «Voglio vedere se i Cinque Stelle voteranno come nel caso Diciotti, visto che è esattamente la stessa fattispecie». Allora il Movimento si divise, lanciò poi una consultazione su Rousseau, dove il 59% votò per salvare l’alleato leghista. Questa volta invece si schiererà per l’autorizzazione a procedere. «Quando un anno prima circa, ad agosto 2018, bloccammo la Diciotti, era perché l’Europa non ci ascoltava sui ricollocamenti», ha spiegato Luigi Di Maio, a "Porta a porta", «un anno dopo le ricollocazioni funzionavano, quindi il blocco della Gregoretti non fu una decisione del governo ma del ministro dell’Interno di allora. Nel primo caso c’era interesse pubblico prevalente». E ancora: «Auguro a Matteo Salvini di dimostrare la sua innocenza, come lo auguro a tutti». «Rischio fino a 15 anni di carcere. Ritengo che sia una vergogna che un ministro venga processato per aver fatto l’interesse del suo Paese», l’affondo di Salvini, «indagato perché ho difeso la sicurezza, i confini e la dignità del mio Paese, incredibile». L’ex ministro dell’Interno non si è risparmiato anche un attacco alle toghe. Contro il presidente del Tribunale dei ministri di Nicola La Mantia, «iscritto a Magistratura democratica», e per «l’enorme spreco di denaro pubblico e di tempo da parte di magistrati che cercano un reato laddove a mio avviso non c’è: era una scelta politica». E Salvini rischia un analogo epilogo anche per il caso della nave dell’Ong spagnola Open Arms, fatta sbarcare ad agosto grazie all’intervento della Procura dopo 19 giorni in mare e un duro pugno di ferro nel governo gialloverde ormai naufragato.