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Ci adeguiamo: che figo Conte

Il presidente del Consiglio Conte furioso per l'inchiesta sui debiti tributari del "suocero"

Franco Bechis
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«Il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte è un uomo affascinante, dal fisico scultoreo. Ricorda nel viso certe statue del dio greco Apollo e nel corpo i bronzi di Riace. Veste come solo alcuni lord inglesi sanno fare, ha modi gentili e cavallereschi che ricordano altri tempi e veri gentiluomini. Ha una cultura vastissima, che non sfoggia per non umiliare gli interlocutori, e un'intelligenza vivida che inevitabilmente il più scettico degli interlocutori coglie. Parla con facilità almeno una trentina di lingue come fossero la natia. In ogni vertice internazionale cui abbia partecipato nell'ultimo anno al suo passaggio si è sentito mormorare unicamente un "Oh" di assoluta sorprendente meraviglia. Talvolta le donne svengono dall'emozione scorgendolo da lontano passeggiare nella loro direzione. La regina Elisabetta di Inghilterra ne è incantata, il cancelliere Angela Merkel affascinata, qualche giorno fa la giovanissima neo premier finlandese Sanna Marin, sembrava rapita non volere lasciare più quella mano che stava stringendo per la prima volta. Per approfondire leggi anche: ADESSO CONTE MINACCIA IL TEMPO Conte è anche il migliore politico che sia apparso sulla scena italiana dal dopoguerra: equilibrato, saggio, competente, illuminato. Profondo conoscitore delle leggi, le plasma davanti agli occhi attoniti dei colleghi durante i consigli dei ministri: è un piacere dello spirito vederle nascere così. Siccome fin dalle elementari era il primo della classe in matematica, ha una spiccata capacità nel compilare tabelle di bilancio, aggirarsi fra aliquote fiscali, limare la spesa, costruire la crescita della ricchezza nazionale del paese che ha la fortuna di averlo alla guida. Sempre sorridente, sa contagiare ogni tipo di platea con il buon umore: fine ironia, lieve sarcasmo, dosata bonomia sono frecce sempre presenti al suo arco e pronte ad essere scoccate. Come l'altro giorno quando ha strappato a tutti un sorriso facendosi fotografare a fianco di Andrea Scanzi tenendo in mano la copertina del suo ultimo libro su Matteo Salvini, “Il cazzaro verde”. Non dovremmo addentrarci, anche perché Conte è di grandissima riservatezza, ma anche la vita privata brilla di luci che un diamante non saprebbe riflettere con tanta intensità. Compagno perfetto di vita, padre ideale, spirito profondissimo, valori granitici, generosità oltre ogni convenienza personale. Mai alterato, sempre disponibile per tutti, di straordinaria umiltà e commovente dolcezza...». Per approfondire leggi anche: IL SUOCERO DI CONTE EVASORE DEL POPOLO Chiedo scusa se mi fermo qui, come un film interrotto proprio sul più bello. Ma avrò bisogno di altre puntate per questa monumentale biografia del premierissimo a cui tutti vogliamo benissimo. Non vorrei averci messo troppo pepe, indispettendo il protagonista con il rischio di aggiungere anche questo suo disappunto alla causa che ha appena minacciato di fare a «Il Tempo» come prima cosa il giorno stesso che dovesse malauguratamente terminare il suo prezioso servizio al Paese da palazzo Chigi. Sto camminando sulle uova, perché so che il terreno è accidentato. Da palazzo Chigi l'altro giorno mi informavano che Conte era furioso, ieri rincaravano la dose aggiungendo che gli abbiamo causato «dolore» con i nostri titoli ed articoli. Furia e dolore: ci toccherà pagare anche i danni «sentimentali», e potete capire quanta angoscia ci accompagnerà fino a quando non gli faremo tornare almeno un istante il sorriso. Sono stato ironico fin qui, ma volevo dare l'idea di cosa significhi la minaccia che Conte ci ha fatto: «Sarete i primi a cui farò causa appena non sarò più premier». Potete stare tranquilli che non per questo grideremo «Lunga vita al premier». Ma è giornali densi di articoli così che si vorrebbe avere nell'attesa della mannaia? È questa la stampa libera che ha in mente palazzo Chigi? Io credo di no, ma si renda conto il premier che la minaccia che ci ha trasmesso l'altro giorno è in se stessa prigione della libertà di stampa. È vero che il premier gode di un potere molto grande, ed è pure vero che molti anni fa quando un presidente del Consiglio - Massimo D'Alema - annunciò querela nei confronti del vignettista Giorgio Forattini, tutti insorsero. Lo fecero perché quel potere deve avere contrappesi in un paese liberale, e fra questi c'è il diritto di critica nei suoi confronti, anche puntuto, anche irriverente, anche urticante. Sarebbe cambiato qualcosa se D'Alema come fa oggi Conte, avesse detto: «Appena lascio palazzo Chigi querelerò Forattini?». Sì, sarebbe cambiato in molto peggio. Perché da quel giorno stesso Forattini non sarebbe stato più libero di trattare D'Alema nelle sue vignette, e se anche lui lo fosse stato, magari avrebbe avuto un freno dentro il giornale o l'azienda editoriale per cui lavorava. Come ho ripetuto in questi giorni, sostenere come Conte fa che oggi il suo potere lo metterebbe in posizione di vantaggio in un tribunale della Repubblica è offensivo verso i magistrati della cui indipendenza evidentemente dubita il capo del governo. Se si ritiene diffamato (continuo a non capire come e dove) da quanto scritto da me su «Il Tempo», mi quereli subito come farebbe qualsiasi semplice cittadino e dal giorno dopo continueremmo a fare il nostro mestiere con serenità entrambi. Ps. La prima parte di questo articolo è più o meno l'idea di libera stampa che hanno nella loro testa la maggiore parte dei leader politici. In questo Conte è sicuramente in larga compagnia.

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