muro contro muro

Di Maio alza i toni. Sulla prescrizione ora il governo rischia

Daniele Di Mario

Ancora scontro sulla riforma della prescrizione. Il governo ieri si è salvato per 50 voti alla Camera sul voto che ha evitato la calendarizzazione d'urgenza del disegno di legge Costa (Forza Italia) volto a smontare la nuova normativa voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ma la tensione in maggioranza resta alta. Il ministro degli Esteri e capo politico M5S Luigi Di Maio alza i toni. «La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge, su questo non discutiamo. Se il Pd poi vuole votare una legge con Salvini e Berlusconi per far ritornare la prescrizione come era ideata da Berlusconi, sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà», tuona Di Maio che trova un alleato in Alessandro Di Battista. «Ha ragione Luigi, la norma che blocca la prescrizione entrerà in vigore il 1 gennaio. Punto. Se poi il Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccarla se ne assumerà le responsabilità. Io non credo che questo accadrà anche perché se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa (dentro e fuori il PD), senza immunità parlamentare, a rischio intercettazioni e, mai come oggi, questo non gli conviene», scrive in un lungo post su Facebook l'ex parlamentare, schierandosi con Luigi Di Maio in difesa della riforma Bonafede che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Il premier Giuseppe Conte torna dal canto suo a difendere la riforma. «La prescrizione col primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Ci stiamo già lavorando. La nuova legge sulla prescrizione varrà per i reati commessi dal primo gennaio in poi. Per arrivare al processo di primo grado ci vorranno, stando stretti, due anni. Avremo tutto il tempo per elaborare misure a favore di un sistema equilibrato. Noi vogliamo assoluzione e condanna, e non più prescrizione», dice il presidente del Consiglio. Parole che però non stemperano i toni. Sulla prescrizione «se non ci sarà accordo voteremo il ddl di Enrico Costa, persona saggia e già viceministro alla Giustizia del mio governo. Bonafede può cambiare la sua legge, ma non può pretendere di cambiare le nostre idee», afferma il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Le parole di Di Maio non piacciono neanche al Pd. «Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Non si possono sottoporre i cittadini a processi infiniti. Ci sono diverse soluzioni tecniche da affrontare ora, consiglio al capo del M5S di smetterla con le provocazioni», sottolinea il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci. Per Walter Verini, membro Dem della commissione Giustizia alla Camera, «i toni ultimativi e ai limiti dell’arroganza politica che usa Di Maio su alcuni temi, come quello della prescrizione, non solo sono inaccettabili ma colpiscono direttamente il lavoro del Presidente del Consiglio Conte. Di Maio esprime una posizione gravemente rigida e opposta a quella del residente Conte, il cui impegno per una sintesi rischia di venire gravemente minato e vanificato». Il centrodestra - da Forza Italia alla Lega - chiede invece che il ddl Costa venga calendarizzato e promette le barricate in Parlamento.