Paghiamo pure per farci rovinare: la solita Ue, ci torchiano così
Al Mes già versati 14,3 miliardi e ne abbiano sottoscritti altri 125,4
Nell'ordine: «Ne resterà uno solo», «Così salta tutto» e «Di Maio, fermati». Sono i titoli di prima pagina di «Repubblica» rispettivamente di ieri, lunedì e domenica scorsi. Non male come menu politico, per quanto il piatto del giorno sia sempre lo stesso: Luigi Di Maio, colpevole di irritare di volta in volta il premier Conte o il governo o il leader Pd Zingaretti a proposito delle trattative delicate sul Mes. Quale sia la colpa del capo politico 5 stelle non è facile da mettere a fuoco, a meno che Giggino non sia colpevole a prescindere. Ci può stare per carità, ma allora tanto vale dirlo e buonanotte ai suonatori. Chi scrive per esempio non ha risparmiato all'attuale ministro degli Esteri grandi bordate, ma lo ha fatto quando il ragazzo era forte in sella e soprattutto stava sbagliando. Anche adesso sbaglia per carità - e glielo rinfaccerò puntalmente - ma ora no. Nel caso specifico, cioé rispetto all'ex Fondo Salva-Stati, Luigi Di Maio non si sta intestardendo per capriccio (come talune redazioni descrivono); al contrario egli sta difendendo ciò che il Movimento Cinquestelle scrisse nel proprio programma elettorale, un programma non propriamente euro-fanatico: «Il M5S si opporrà in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale travestiti da “riforme” (...) In particolare si impegnerà alla liquidazione del MES». Quel che ho trascritto è solo uno dei passaggi, dei tanti passaggi, di severa critica all'impianto tecnico-finanziario che sorregge l'Unione Europea messi nero su bianco nel programma, cioé nel patto politico con gli elettori. Con quel programma, frutto di battaglie politiche nettamente caratterizzanti, i «grillini» vinsero le elezioni aggiudicandosi un rotondo 33 per cento. Il Pd, quelle elezioni, le perse con un programma di matrice opposta, dove l'Europa era centrale. Di Maio dunque sta... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI