M5S, Favia tombale: grillini cancellati alle prossime elezioni
Parla l'ex 5 Stelle Giovanni Favia: "M5S senza futuro, solo un postificio"
«Il Movimento cinque stelle è ormai senza gambe, è solo salotti romani, giochi di Palazzo ed intrighi interni, non può avere un futuro. È diventato un postificio, un ufficio di collocamento per i mediocri». Giovanni Favia è uno che le dinamiche del M5s le conosce bene, eccome. Bolognese doc, classe 1981, ex pupillo di Beppe Grillo, organizzatore del Vaffa-Day nel 2007 a piazza Maggiore, primo consigliere comunale pentastellato in una città capoluogo importante come quella felsinea, poi consigliere in regione Emilia-Romagna, infine tra i primi espulsi pentastellati. Adesso, è un imprenditore nel settore della ristorazione ed in questa intervista con Il Tempo non le manda a dire ai vecchi compagni di viaggio. Come andranno per il Movimento le elezioni in Emilia-Romagna del prossimo 26 gennaio? «Andranno molto male. Non possono che andare così perché il M5s non c'è più: prima tutto era basato sull'impegno di attivisti molto motivati, ora la prospettiva è ribaltata. In alto nella piramide vengono schierati eletti, portaborse, aspiranti politici, mentre nella punta in basso ci sono gli attivisti, che sono pochissimi». Davvero il Movimento cinque stelle è sul punto di implodere? «Il Movimento nasce per non essere di destra né di sinistra e per costruire qualcosa di diverso: è finito per essere sia di destra che di sinistra. La democrazia dal basso, diretta - che era l'idea politica iniziale - non solo non si è realizzata, ma chi ha provato ad attuarla dall'interno è stato espulso. Una classe dirigente, quella emiliano-romagnola in particolare, è stata fatta fuori ed i mandanti di questa decapitazione sono coloro che adesso hanno in mano il M5s. Luigi Di Maio prende le decisioni, non si capisce con quale trasparenza: c'è la democrazia del web che è eterodiretta, non si comprende chi pone i quesiti e per quanto tempo. È sempre lo stesso gruppetto di persone che fissa le regole, le applica ed esercita pure un ruolo di garanzia». Cosa ne pensa del Partito democratico, alleato di governo dei pentastellati? «È scandaloso che il Pd cerchi un'alleanza politica con un Movimento che non rispetta l'Abc della democrazia. I Verdi hanno chiuso le porte in faccia in Europa al M5s perché parlano di un vulnus in merito ad un soggetto politico in mano ad un privato. Quella dello scongiurare l'aumento dell'Iva era una baggianata per formare l'esecutivo insieme. È stato un gioco di poltrone, di persone, di Palazzo. I Cinque stelle hanno votato contro per cinque anni, dal 2013 al 2018, con tre premier diversi, ai provvedimenti proposti dai dem. È una questione di coerenza, è proprio lo scilipotismo portato al governo». Come giudica questo riavvicinamento che sarebbe in atto tra Di Maio ed Alessandro Di Battista? «Il Movimento cinque stelle non ha le dinamiche classiche, nel senso che è un brand legato ad una società, la Casaleggio Associati, che ha introiti grazie alle donazioni dei parlamentari e ha una posizione di rilievo sul mercato. Tenteranno di valorizzare questo brand quanto più possibile, arriverà Di Battista, si rifaranno una verginità, ma la possibilità di vincere da soli non arriverà mai più. Di Maio e Di Battista sono sempre stati d'accordo: l'idea di puntare su Di Maio è stata proprio di Di Battista, fu lui a mandare una mail in tal senso a Gianroberto Casaleggio. Di Battista voleva fare il furbo, intendeva tenersi libero per il secondo mandato, non era fiducioso di poter vincere a questa tornata, ma a quella successiva. Ha fatto male i conti perché Di Maio un po' lo ha fregato facendo l'accordo con Matteo Salvini ed andando al governo». Si parla di un Di Maio che non avrebbe rotto completamente i ponti con Salvini... «Penso che tra Di Maio e Salvini quello più a destra sia Di Maio. Il leader della Lega, paradossalmente, era un "comunista padano", fa il truce nella narrazione, ma preferisco avere a che fare con un lupotto - come ritengo poi essere alla fine Salvini - piuttosto che con un lupo travestito da agnello qual è Di Maio». Qual è il ruolo di Beppe Grillo? «Grillo non è di centrosinistra, il suo primo nemico è stato il Pd, io l'ho conosciuto bene. Quello che si dice in giro - io lo riporto con molto rispetto - è che il risvolto psicologico della situazione in cui è capitata la sua famiglia gli abbia fatto cercare una pace con la sinistra, visto che la destra è notoriamente garantista. È chiaro che ti spaventi tantissimo come genitore quando hai un figlio accusato di stupro, in una vicenda così complessa, e questa situazione - secondo me - ha influito in maniera enorme sulla posizione di Grillo che ha sempre messo prima il suo ego, i suoi interessi personali, rispetto a quelli del Paese». Che opinione ha di Davide Casaleggio? «È interessato al business. Sarebbe bello che pubblicasse le consulenze con le sue società, così potremmo scoprire se ha contratti in essere con la Cina o con società pubbliche italiane. Credo che, per il ruolo che ricopre, la trasparenza sia dovuta». Che idea ha del movimento delle «sardine», che proprio nella sua Bologna ha trovato la prima espressione? «Sono quei fenomeni pompati molto dai media. Finite le elezioni regionali non se ne parlerà più. È un movimento di disturbo alla campagna elettorale di Salvini. Quando, però, un movimento è senza una prospettiva ed è contro qualcosa, non ha uno sbocco politico. Il V-Day, all'epoca, era una piazza che diceva "noi la sinistra non la seguiamo più, andiamo dietro a questo comico che è Grillo", era una piazza per costruire qualcosa dal basso». Quanto durerà l'attuale governo? «Difficile da dire. Matteo Renzi è stato adesso duramente attaccato dalla magistratura ed era l'unico capace di mettere in difficoltà l'esecutivo. Un esecutivo che comunque non credo possa reggere più di tanto la situazione: non escluderei che alla prossima finestra utile qualcuno pensi di prepararsi al voto». E quanto durerà il Movimento cinque stelle? «In politica non si possono fare previsioni a lungo termine, può capitare di tutto. Proveranno a campare, a vivacchiare il più possibile, ma il ciclo di energia del Movimento è concluso. Tenteranno di fare la politica dei due forni e si parcheggeranno in Parlamento»