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Fondazione Open, Renzi bombardato porta tutti in tribunale
Matteo Renzi gioca in attacco e alle inchieste sulla fondazione Open risponde con le denunce. «Siamo in presenza di una ferita democratica. Io non credo al sabotaggio però…», dice a chiare lettere il senatore toscano lanciando un appello tra il serio e il faceto alla aziende: «Non finanziate Italia viva se non volete passare guai. Chi finanzia Renzi rischia la perquisizione». Le denunce sono state depositate dal suo legale Federico Bagattini e indirizzate al procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo. La prima riguarda il giornalista Marco Travaglio per aver detto che il governo Renzi ha «beneficato il gruppo Toto nel 2017»: «Non so di cosa parli Travaglio. Ma so che il governo Renzi termina la propria esperienza nel 2016. Notizia falsa e diffamatoria, reato certo» spiega il leader di Italia Viva. Le altre due, invece, sono indirizzate al procuratore Creazzo e - per competenza - al Procuratore capo di Genova per rivelazione di segreto bancario o istruttorio «alla luce degli articoli della Verità e dell’Espresso». Renzi si sofferma poi sulla vicenda che riguarda il prestito ricevuto per l’acquisto della sua casa dalla famiglia Maestrelli ribadendo di non aver fatto niente di illegittimo, di aver fatto una scrittura privata, «è tutto regolare»: «Stiamo parlando di un carissimo amico a cui ho chiesto un favore per una somma che non era nella mia disponibilità in quel momento», argomenta. E sulla questione arrivano le scuse del giornalista Riva dell’Espresso per «l’inesattezza» pronunciata in merito in un dibattito in tv. E mentre la vicenda giudiziaria prosegue nel suo iter, inevitabilmente, si alza pure la temperatura del dibattito politico con un botta e risposta fra lo stesso Renzi e Di Maio. Il leader M5S, infatti, prosegue nella sua battaglia per la richiesta di una commissione di inchiesta sui finanziamenti alle forze politiche. Un organo che, precisa, non viene fatto «contro un determinato leader o una forza politica». «Siamo disponibili ma mettiamoci dentro anche le Srl», la risposta piccata di Renzi con chiaro riferimento alla Casaleggio & Associati. Intanto Luca Lotti interviene sulla sua posizione per precisare l’esatta natura delle spese sostenute con le risorse della fondazione: «Il quotidiano La Verità scrive addirittura che sono indagato, anche se questo non risulta né a me né ai miei legali. Come ho già spiegato, non ci sono carte di credito o bancomat intestati a parlamentari e la Fondazione ha sempre agito nella totale correttezza. Nello specifico: per quanto riguarda la mia attività, esistono solo semplici e regolari indennizzi delle spese che ho sostenuto nello svolgimento del mio ruolo di membro del cda della Fondazione Open. Tuttosi è sempre svolto nell’assoluta trasparenza, tutti i costi sono tracciati, dettagliati e messi nero su bianco, oltre a essere indicati nei bilanci della Fondazione stessa e per questo vagliati dai sindaci revisori. Questa è la verità e tutte le ricostruzioni che negano questa realtà sono false e lesive della mia reputazione». Anche il deputato Gianfranco Librandi, tirato in ballo per un finanziamento a Open di 800mila euro che, stando alle ricostruzioni giornalistiche, gli avrebbe garantito la candidatura con il centrosinistra, ribatte: «Comprarmi il seggio? Ho fatto per 8 anni il consigliere comunale e per 5 sono stato deputato. Io ero già deputato non avevo bisogno di comprarmi un bel niente...». Sui soldi, «sono regolari, trasparenti, tracciabili, non scaricati dalle tasse della mia azienda ma sudati e guadagnati con estremo sudore».