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Conte ci tira la fregatura

Rissa ieri alla Camera quando si scopre che è immodificabile quel Mes a cui il premier ha dato l'ok. L'Italia dovrà pagare i guai degli altri Paesi ma non potrà avere un euro in caso di crisi finanziaria

Franco Bechis
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L'altro giorno alla Camera dei deputati si parlava di terremotati e l'aula era tristemente vuota. Ieri no, era piena. Ma sembrava un ring di boxeur: la discussione è un po' tracimata, gli animi si sono scaldati e giù botte con un deputato che si è messo a brandire perfino una sedia contro gli avversari. Lo stile non è commendevole, ma qualche ragione c'era per essere un pizzico alterati. Per approfondire leggi anche: BOTTE DA ORBI A MONTECITORIO I deputati avevano infatti appreso dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che l'Italia non avrà alcuna possibilità di modificare la bozza del Meccanismo Europeo di stabilità (Mes) che sarà approvato a dicembre dai capi di Stato della zona euro. Detto così ai lettori forse dirà poco, ma il Mes ribadisce le regole dell'austerity che hanno messo in ginocchio l'Italia negli ultimi dieci anni e più e non concede il ricorso al fondo salva stati o al fondo salva banche a chi non è in regola con il debito pubblico. Gualtieri ha allargato le braccia: «Ma tutto è stato deciso dal governo precedente», come se non ci fossero legami con l'attuale, e ha aggiunto: «E poi l'Italia non avrà mai bisogno di accedere a quei fondi, quindi dove è il problema?». Allora glielo spieghiamo noi. Il primo problema è che il giorno in cui i capi di Stato Ue approvarono quella bozza di regolamento che oggi risulta immodificabile, salvo appendici e amenità di nessuna importanza, era in effetti il 21 giugno scorso quando c'era il governo gialloverde. Però a rappresentarlo e a dire sì c'era solo il capo del governo, Giuseppe Conte che non è una varia ed eventuale dell'attuale esecutivo. Allora lui diede il suo ok all'impianto della bozza, ma aveva un mandato votato dal Parlamento per fare l'esatto opposto: con una mozione per altro intestatasi dal M5s gli era stato chiesto di esercitare in quella occasione un sostanziale veto dell'Italia. Il capogruppo grillino in Senato, Stefano Patuanelli – oggi ministro del Conte bis- lo chiese così al premier: «Va fermata la riforma del Mes, che crea inaccettabili disparità di trattamento fra Paesi nell'accesso ad eventuali aiuti finanziari». Un post sul blog delle stelle fu ancora più chiaro quel giorno: «M5s e Lega hanno approvato alla Camera e al Senato una risoluzione di maggioranza in cui si chiede al governo italiano di non votare, quindi di fatto porre il veto a una riforma di quel genere». Conte se ne fregò allegramente. Sapeva che... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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