Caos M5s, Luigi Di Maio nel mirino. E arriva Grillo
Beppe Grillo vede Di Maio dopo lo strappo del M5s sulle Regionali: il voto su Rousseau rischia di essere un'altra picconata al governo
Luigi Di Maio voleva fortemente la 'pausa elettorale', evitando di organizzare le campagne elettorali in Emilia Romagna e Calabria, ma gli iscritti hanno ribaltato la sua decisione con percentuali da valanga (oltre il 70%). Così il "day-after" del voto di Rousseau sulle elezioni regionali ha aperto nel M5S una sorta di processo al capo politico. Un risultato che ha armato la mano dei nemici interni e fotografato alla perfezione lo stato confusionale pentastellato. Va dato atto al leader di aver capito prima degli altri che bisognava fermare le bocce per ragionare sul filotto di sconfitte da quando i suoi sono andati al governo, ma allo stesso modo c'è chi, nel Movimento, chiede una revisione generale dell'organizzazione. Partendo proprio dal ruolo del capo politico singolo. Che "ha fallito", secondo Roberta Lombardi. La consigliera regionale del Lazio, uno dei più grande sponsor dell'accordo di governo col Pd, indica nella "intelligenza collettiva" l'unica exit strategy dall'impasse. Anche per Roberto Fico "urge un momento di riflessione importante sull'organizzazione, sui temi, sull'identità e sul posizionamento generale", considerando la pausa dalle campagne elettorali "un problema minore": la priorità è "affrontare i nodi del Movimento". In attesa di definire la road map per il futuro, Di Maio si piega al volere della base ma ribadendo il secco no all'alleanza col Pd. Anche in Emilia Romagna, perché "non si tratta di un voto di fiducia sul governo". Qualcosa andrà pur fatta, però, perché la scelta di stringere accordi solo con liste civiche 'certificate', non convince tutti. Giorgio Trizzino, uno dei deputati più critici con il ministro degli Esteri, infatti, chiede di "dialogare con il centrosinistra per fare fronte comune" contro l'ascesa del centrodestra a trazione Salvini-Meloni. Il leader della Lega, intanto, torna a stuzzicare i pentastellati dicendo "mai un'alleanza con il M5S alleato del Pd". Nella sostanza la frase è pleonastica, ma non chiude definitivamente le porte a un ritorno al giallo-verde. Tanto che il presidente di Fratelli d'Italia gli ha chiesto di mettere pubblicamente e definitivamente a tacere queste voci. Perché Salvini attacca Di Maio e Beppe Grillo, ma offre ospitalità ad elettori ed eletti Cinquestelle delusi. A proposito del garante e co-fondatore, finalmente è riapparso a Roma dopo mesi di assenza. Peccato però che nella capitale non abbia incrociato il suo successore, volato proprio nelle stesse ore in Sicilia per incontrare le popolazioni colpite dall'ondata di maltempo e i militanti dell'isola. Da alcune fonti interne spiegano che Grillo sarebbe preoccupato di quello che sta accadendo alla sua creatura, ma per ora non entrerà a gamba tesa nelle decisioni. Tempo vuole concederne anche Giuseppe Conte al suo partito di maggioranza relativa. "Il M5S è in una fase di transizione, bisogna aspettare sia completata".