crisi pentastellata
Di Maio in minoranza pure su Rousseau, M5s alle regionali
Gli iscritti del M5s hanno votato su Rousseau se partecipare o meno alle Regionali in Emilia Romagna e Calabria. E hanno deciso: il 70,6% si è schierato per partecipare alle elezioni di gennaio. Una brutta botta per Luigi Di Maio che aveva promosso la consultazione online nella speranza che passasse la sua linea di fuga dalle urne. Durante la votazione, in tutta la giornata di ieri, prima del verdetto finale, sono apparsi chiarissimi i forti contrasti nel Movimento, tra chi appoggiava la linea di Di Maio per la «pausa elettorale» in vista degli Stati generali di marzo, e chi chiedeva con forza di non sparire dalle liste elettorali. A protestare sono stati soprattutto gli attivisti locali delle due regioni che non potevano accettare di essere messi da parte per la semplice paura di venire travolti dagli elettori. C' è anche chi ha contestato il modo con cui è stato presentato il quesito, che avrebbe potuto indurre in errore proprio chi voleva presentarsi alle Regionali. Evidentemente questo rischio, visto il risultato, non c' era. Di Maio è consapevole che la situazione è critica. Ancora prima di conoscere l' esito della consultazione tra gli iscritti, ha dovuto ammettere la crisi interna al partito: «Siamo in un momento di difficoltà, e lo ammetto per primo io, c' è bisogno di mettere a posto un po' di cose». Il problema è che tra le cose che dovrà mettere a posto c' è anche la sua posizione al comando del Movimento, sempre più messa in discussione, anche e soprattutto all' interno dei gruppi parlamentari. Andare avanti in queste condizioni è difficile per un capo di una forza politica che da quasi due mesi non riesce a far eleggere nemmeno un capogruppo condiviso alla Camera. Con questa votazione, i militanti si sono espressi in modo chiaro: il calo di consensi, certificato da ultimo dalla scoppola presa in Umbria, non si affronta non partecipando alle elezioni, ma mettendo in campo proposte credibili e affrontando il giudizio dell' elettorato. Nonostante Di Maio abbia perso il referendum su se stesso, fa buon viso a cattivo gioco: «Quello degli iscritti su Rousseau è un segnale fortissimo (per la precisione i votanti sono stati 27.273, ndr). Andremo al voto con tutte le nostre forze». E ancora: «Non abbiamo paura dei risultati delle elezioni». Poi l' annuncio che il M5s non prende in considerazione nessuna alleanza con il Partito democratico: «In Emilia Romagna e in Calabria ci presenteremo da soli come mi hanno chiesto i parlamentari e i consiglieri regionali». La settimana prossima verranno resi noti i candidati presidenti per le due regioni. A mettere il dito nella piaga del M5s ci pensa Matteo Salvini: «I militanti 5 Stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo, e con loro il governo contro natura col Pd. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento». La partita più importante a questo punto si gioca senza dubbio in Emilia Romagna. Per approfondire leggi anche: Lo schiaffone dei militanti. Ora il governo rischia Se dovesse cadere la regione rossa per eccellenza lo tsunami rischierebbe seriamente di travolgere anche il governo rosso -giallo. Il verdetto di Rousseau mette in difficoltà soprattutto Stefano Bonaccini, governatore uscente e candidato del Pd. Secondo l' ultimo sondaggio di Antonio Noto per "Porta a Porta", la presenza di un candidato dei 5 Stelle, infatti, avrebbe l' effetto di produrre un testa a testa tra Bonaccini e la leghista Lucia Borgonzoni, dati rispettivamente al 45 e al 44%, con i 5 Stelle all' 8%. Molto diverso lo scenario nelle altre due ipotesi, ormai tramontate. Senza la partecipazione del M5s, infatti, l' attuale presidente aumenterebbe i propri consensi al 49%, mentre Borgonzoni si fermerebbe al 46%. Nel caso di alleanza tra Pd e MSS, invece, Bonaccini supererebbe il 50% (addirittura toccando il 52%) mentre Borgonzoni non andrebbe oltre il 46%. Il candidato del Pd è consapevole di questo scenario, tanto che ieri sera ha tentato un corteggiamento che appare ormai fuori tempo: «I 5 Stelle sono ovviamente liberi di scegliere cosa fare, ma resto convinto sia un errore sottrarsi a un confronto su programmi e idee per l' Emilia Romagna».