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Conte nella fossa dei leoni. "Non ci rappresenti", cori e proteste

Il premer a Taranto per incontrare i lavoratori in sciopero

Davide Di Santo
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Un'altra giornata molto difficile sul fronte Ilva. Un'altra giornata che conferma come la soluzione sia ancora lontana per lo stabilimento di Taranto. A dimostrare tutta la complessità della vertenza la decisione del premier Conte che annulla l'incontro con il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, per recarsi in Puglia e «metterci la faccia». Ad attenderlo decine di operai ma anche esponenti di associazioni ambientaliste che chiedono la chiusura e la riconversione dello stabilimento. Non mancano i momenti di tensione. E Conte non nasconde le difficoltà: «Non abbiamo la soluzione in tasca. La cosa certa è che Mittal restituisce la fabbrica. Dobbiamo valutare alternative. Nei prossimi giorni vedremo come andrà l'interlocuzione», ha detto parlando con cittadini e operai. Presenti all'appuntamento anche diversi sindaci (con le fasce) dei centri del territorio della provincia che parlano di «dramma occupazionale e ambientale». Il ministro Gualtieri intanto punta il dito sulle responsabilità di ArcelorMittal: «Mittal mantenga gli impegni», e confermi «il piano ambientale e industriale che si è impegnata a portare avanti, è questa la prospettiva del governo», afferma. Anche perchè in questo momento non ci sono alternative: Jindal, capofila della cordata che aveva perso l'asta due anni fa ha negato qualunque intenzione di tornare indietro. Ipotesi «smentita con forza» su Twitter. A scanso di equivoci. «Abbiamo già negato queste speculazioni», ha aggiunto un portavoce. E la situazione a Taranto rischia davvero di diventare esplosiva. Nell'indotto sono partite le prime lettere per la cassa integrazione. Lo sciopero di 24 ore, dalle 7 di oggi, potrebbe essere solo il primo. Grande partecipazione anche all'assemblea dei lavoratori nello stabilimento di Cornigliano, a Genova. Moody's intanto conferma il rating 'Baa3' di Arcelor Mittal ma cambia l'outlook da 'stabilè a 'negativò. La revisione «riflette il rapido declino degli utili di quest'anno nel contesto di una domanda calante e di un deterioramento degli spread sull'acciaio». «Ulteriori pressioni al ribasso», potrebbero arrivare «dall'incapacità di dare esecuzione senza attriti e in modo tempestivo alla proposta di risoluzione dell'acquisto dell'Ilva». Ressa attorno al premier Giuseppe Conte, che è arrivato da pochi minuti allo stabilimento di Taranto dell'ex Ilva. Il presidente del Consiglio, che ha cercato immediatamente  il confronto con gli operai in sciopero, ha ripetuto più volte "sono qua, sono venuto", mentre uno dei lavoratori gli urlava: "Non ci rappresenta". "Da quando siamo stati messi in cassa - ha sostenuto un operaio - siamo indesiderati non possiamo entrare. È un impianto a ciclo continuo non lo conoscete vi ci portiamo noi". Il presidente del Consiglio è stato accolto da una serie di cori di protesta da parte degli operai, che da questa mattina sono in sciopero, e non è mancato qualche momento di tensione. Presenti anche diversi sindaci (con le fasce) dei centri del territorio della provincia (Carosino, Monteiasi, Laterza, San Giorgio Jonico, Grottaglie, Palagiano,  Palagianello, Fragagnano e Torricella) che reclamano di essere ascoltati "per il dramma sia occupazionale e ambientale che coinvolge il territorio". I sindacati non hanno ancora fornito i dati ufficiali dell'adesione allo sciopero proclamato dalle 7 del mattino per 24 ore, anche perché si svolge su tre turni. Secondo fonti sindacali l'adesione sarebbe stata totale nelle aziende dell'appalto. Meno massiccia stando a prime impressioni tra i dipendenti diretti del siderurgico. I rappresentanti delle associazioni ambientaliste stanno urlando slogan come "chiusura" e "Taranto libera". "Cittadini e operai per la riconversione"; "Ci è stato tolto il diritto di vivere": questo il tenore di alcuni striscioni. 

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