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BACIONI PERUGINA

Un mare di gente alle urne (affluenza +10%) per mandare a casa il sistema di potere rosso. Stravince la candidata della Lega. La riscossa di Salvini parte da qui e punta Palazzo Chigi

Franco Bechis
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Bacioni dall'Umbria. Bacioni Perugina, ovviamente, al matrimonio fra M5s e Pd che alla sua prima prova elettorale ha più le caratteristiche di un funerale che della festa che Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio avevano evidentemente immaginato di apparecchiare. Il risultato delle regionali sono un trionfo per Matteo Salvini e l'alleanza di centrodestra, oltre naturalmente che per la candidata governatore che li ha messi insieme: Donatella Tesei, attuale senatrice della Lega e già sindaco di Montefalco, il paese umbro famoso internazionalmente per lo straordinario vino che lì si produce, il Sagrantino. La sola notizia buona che viene per l'alleanza rossogialla, triturata dalle urne, è che con la vittoria della Tesei la nuova governatrice dovrà dimettersi dal Senato, e quindi lasciare anche la presidenza della commissione Difesa che oggi guida. Quindi un'alleanza nata per le poltrone come quella Pd-M5s, alla fine ne conquisterà una in più che fungerà da Maalox per l'ulcera provocata in Umbria dai rispettivi elettori. Ma stiamo parlando di piccole, piccolissime cose. Il trionfo di Salvini e del centrodestra in Umbria invece non è cosa piccola. Primo perché è caduto solo ora per la prima volta anche il Muro di Berlino delle regioni rosse dopo 50 anni (perché le Regioni prima non esistevano, ma in realtà da molto tempo perché quella terra anche prima aveva votato sempre a sinistra). Sicuramente hanno pesato gli scandali locali della sanità che hanno fatto cadere la giunta di centrosinistra guidata da Catiuscia Marini, costringendo proprio a queste elezioni anticipate. Proprio quella vicenda giudiziaria ha reso ancora più incomprensibile quella sorta di armata Brancaleone che si è candidata alle regionali per sostenere l'imprenditore alberghiero di Norcia, Vincenzo Bianconi. Lo scandalo della sanità era infatti nato da interrogazioni ed esposti presentati dal M5s che aveva messo per questo nel mirino il Pd, il loro avversario politico di sempre in Umbria. Dopo avere avuto ragione dai magistrati e quindi vincendo la propria battaglia politica, è sembrato sia ai militanti che agli elettori pazzesco che il M5s proprio in Umbria decidesse di allearsi al Pd, il partito da sempre vittima dei loro strali. È pure vero che il risultato delle regionali non è una sorpresa assoluta: già alle europee il centrodestra era di poco maggioranza assoluta in Umbria, e a sommare l'attuale alleanza di governo non si arrivava al 43%. Però in quel tipo di elezioni il voto di opinione conta di più e l'affluenza è tradizionalmente bassa. Questa volta c'è stata una corsa alle urne e dopo tutto quel che è accaduto questa estate al primo voto vero Salvini non solo non ha perso terreno, ma ne ha guadagnato contro ogni attesa. E l'alleanza rosso-gialla al gran completo non è riuscita a cambiare il verso di un vento che già soffiava forte, finendone addirittura travolta. Ancora di più è bruciante questa sconfitta per gli alleati di governo se si riguarda la triste foto di Narni dei leader nazionali, affiancati nell'occasione pure da Giuseppe Conte. Il premier avrebbe compiuto scelta saggia nel tenersi fuori da questa competizione regionale, ma l'alta autostima per cui ritiene di essere valore aggiunto oltre alle pressanti richieste del leader del M5s lo hanno portato negli ultimi giorni in Umbria a sostenere l'armata Brancaleone. Anche lui quindi non può ritenersi immune da questa vera e propria Caporetto, le cui ferite bruceranno sulla pelle di tutti i protagonisti. Nel primo test effettuato dunque la maggioranza di governo esce con le ossa fratturate e si segnala che nel Paese reale è ben lontana dai numeri che ancora vanta in Parlamento. Al suo primo test anche l'alleanza strutturale fra Pd e M5s rivela come sia respingente perfino per i loro elettorati. Molto indigesta, perché non se ne sono stati a casa, ma hanno usato la loro scheda elettorale proprio per dare un segnale inequivocabile a chi solo pochi mesi fa avevano votato. Conoscendo i nostri polli della politica, nessuno imparerà la lezione dell'Umbria, cercando di mettere su cazzabubbole per riversare la responsabilità dello schiaffone preso vuoi sul povero Bianconi che ora descriveranno come candidato debole e inadeguato, vuoi sugli stessi elettori che non conoscono il loro bene e si fanno incantare dalle moine del leader leghista. Sarebbe naturalmente sciocco reagire così e non imparare la lezione in tempo, comportandosi come quei bambini che quando la partita in corso si mette male, portano via il pallone per non fare svolgere la gara. In qualche altro territorio quel matrimonio M5s-Pd potrà magari risultare meno respingente di quel che è sembrato agli umbri, ma il segnale arrivato questa domenica è di chiaro allarme: quella unione è assai poco digeribile per gli elettori italiani. E sarebbe sorprendente il contrario, dopo tutto quel che si sono detti l'uno contro l'altro in modo anche violento e con le bandiere opposte sventolate per anni dai due fronti.

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