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L'Umbria vota, Conte trema

Il premier Giuseppe Conte in Umbria

Oggi le elezioni regionali: il centrodestra vede una storica vittoria nel fortino della sinistra. La replica dell'asse Pd-M5S-Leu rischia una batosta che può arrivare fino a Palazzo Chigi

Andrea Amata
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L'esito delle elezioni regionali umbre, con i pronostici favorevoli al centrodestra tanto che la quotazione di un'eventuale scommessa sulla vittoria della leghista Tesei sarebbe poco redditizia per i bookmaker, emetteranno un ulteriore segnale di deplorazione verso il connubio Pd-Cinque Stelle. Il sedicente avvocato del popolo Conte per prevenire gli effetti della disfatta umbra ha derubricato la consultazione elettorale, sbeffeggiando la regione di San Francesco come un fazzoletto di terra equivalente per dimensione alla provincia di Lecce. Se attribuisci ad una regione e al popolo che la abita il distintivo dell'irrilevanza provochi la conseguente reazione sanzionatoria. Tu Conte mi dai del lillipuziano ed io cittadino dell'Umbria cercherò con il mio voto di ridimensionare la tua titanica arroganza. Il centrodestra non ha mai vinto le regionali in Umbria, che è per tradizione orientata a sinistra, pertanto prevalere in un contesto territoriale con un retaggio politico in favore del Pd equivale a trasmettere un forte messaggio di impatto simbolico destinato a contagiare in un traiettoria inarrestabile i successivi impegni elettorali. Dall'Umbria, «il cuore verde d'Italia», si irradierà la spinta per far dilagare il centrodestra. Infatti, dal voto di oggi può principiare la successione seriale delle vittorie del centrodestra in Emilia Romagna, Calabria, Toscana e così via. Dunque, la cautelativa indifferenza di Conte sul risultato delle regionali umbre conferma l'allergia del suo governo all'esercizio democratico delle elezioni. L'avvocato di Volturara Appula non vuole essere giudicato e i verdetti elettorali intermedi non vengono riconosciuti come indicativi di un orientamento di dissenso. Inutili saranno i tentativi di modificare la legge elettorale nazionale per favorire la palude parlamentare, l'unico sistema per prevalere potrebbe essere quello di cambiare il popolo producendo cloni di elettori demostellati ma anche le repliche di laboratorio si ribellerebbero ai loro artefici. La vittoria del centrodestra in Umbria parteciperà a demolire la diga antielettorale costruita dal compromesso fra i Dem e i grillini. Le crepe inizieranno a propagarsi, sino a far implodere l'antemurale elettorale, cosicché il popolo potrà esprimersi, dotando il Paese di un governo legittimato dalla sovranità democratica. L'imbarazzo della convivenza fra Zingaretti e Di Maio è percepibile dai loro volti non naturali in favore di telecamera che simulano una conciliabilità non credibile dopo il fango che si sono reciprocamente gettati. Avranno bisogno di tempo per far metabolizzare un'alleanza strutturale che soprattutto l'elettorato grillino non riesce a digerire. Dopo l'Umbria sarà ancora più forte la resistenza a coniugarsi in un percorso irreversibile di sola andata verso la sconfitta.

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